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Smartphone e tablet con Linux 2022. Vediamo il meglio che si trova in rete quanto a possibilità di alternative ad Android e iOS. Ma ci sono ancora limiti oltre benefici per una scelta davvero alternativa.
Lo dico subito. Non si tratta di recensioni, né di prodotti che sto consigliando di acquistare perché non li ho provati personalmente. Ma serve un’altra premessa. Le approfondite ricerche web che ho fatto su smartphone e tablet Linux, includono dispositivi come Chromebook o basati in qualche modo su Android.
Ora, è vero che i sistemi operativi di Google derivano da Linux, ma definirli dispositivi Linux è improprio. Esemplificando molto, non puoi certo installare Gimp o LibreOffice su Android, né far girare applicazioni Android in Linux senza un cosiddetto software di emulazione.
Nei dispositivi Android o basati su Android non troviamo un kernel completo o cosiddetto mainline, cioè ufficiale e proveniente da Linus Torvalds. Troviamo piuttosto kernel definiti downstream. In pratica viene presa una precisa versione del kernel principale, rilasciata più o meno nel passato, viene completamente modificata e adattata con driver talvolta nemmeno open-source. E questi dispositivi raramente supportano il kernel mainline.
Di cosa sia un kernel ho parlato a proposito di come Come orientarsi tra le distribuzioni Linux. E nel mio ebook Un pinguino sulla scrivania, Dario Dieci, 2021 (ebook).
Perché alternative ad Android e iOS?
Ma perché cercare alternative ai sistemi operativi più diffusi su smartphone e tablet? Per essere alternativi a tutti i costi o c’è altro?
Telefoni e tablet sono quasi sempre bloccati dai produttori a livello di firmware e di istruzioni di avvio. Se li sblocchi per installare LineageOS o PostmarketOS, e benché complicato è spesso possibile, ne invalidi la garanzia. Non puoi estrarre la batteria, e non si spegnono davvero perché questa si esaurisce in pochi giorni anche da spento in modalità aereo. Spesso sono progettati per rendere impossibili o quasi le riparazioni. Non puoi evitare che algoritmi di intelligenza artificiale imparino tutto di te, non puoi disattivare microfono o telecamere quando non le usi. E questo non è il massimo visto che non puoi evitare che applicazioni che non stai usando siano comunque attive anche se non serve. Hai un bel da fare se vuoi impedire che i tuoi dati finiscano nel cloud chissà dove.
Insomma, maggiore libertà di scelta e maggiore privacy, oltre il desiderio di non far parte del folle meccanismo dello spreco che costringe a cambiare oggetti funzionanti, sono i punti cardine per scelte alternative.
Ma non tutti hanno sensibilità verso questi aspetti. Impossibile desiderare libertà se non te ne senti in qualche modo privato. Molti non conoscono lo scandalo Cambridge Analytica o i meccanismi di social network per farti interagire ad ogni costo. Mi fermo qui ma suggerisco due documentari su questi temi, che credo andrebbero mostrati nelle scuole: The Great Hack e The Social Dilemma.
Oggi vorrei parlare delle possibilità che utenti non smanettoni hanno di procurarsi nuovi dispositivi con un sistema operativo GNU/Linux alternativo ad Android e iOS, preinstallato e preconfigurato. Vediamo cosa ho trovato.
PINE64 PinePhone Pro
PINE64 si definisce una “piattaforma comunitaria”. La società che sviluppa hardware di PC, tablet e smartphone, coinvolge la comunità in ogni fase di realizzazione del dispositivo. Dalle caratteristiche hardware allo sviluppo del software, dalla gestione del sito web, delle ricche pagine di documentazione del Wiki alle attività social. Chiunque può partecipare attivamente contribuendo con idee, suggerimenti, richieste di caratteristiche aggiuntive e migliorie.
PinePhone Pro Explorer Edition è la versione di fascia più alta di un precedente modello base chiamato semplicemente PinePhone.
PinePhone Beta edition, rilasciato a marzo 2021 è assai economico (meno di 150€) e collaudato. Le caratteristiche sono minime: quad core Cortex-A53, 2GB di RAM e una memoria interna da 16 GB (espandibile con MicroSD). Manca di funzionalità di messaggistica SMS. L’esperienza d’uso è giudicata fluida dai suoi utenti.
Anche perché non si tratta di far girare Android né i relativi mastodontici applicativi, che lievitano di dimensioni quasi ad ogni aggiornamento fino a costringerti a mettere in un cassetto un telefono funzionante.
Il nuovo PinePhone PRO è dotato di un processore più potente e veloce con sei core, 4 GB di RAM e una memoria interna da 128 GB. E gestisce SMS.
La caratteristica più interessante degli smartphone PINE64 è anzitutto quella di poter estrarre (e sostituire la batteria). Potrebbe non sembrare un gran ché finché non scopri che la batteria dello smartphone si consuma anche rapidamente anche da spento e che forse quindi non si spegne mai davvero.
Ma questo è solo l’inizio perché proprio all’interno del vano batteria, si trovano diversi interruttori fisici.
Questi consentono di attivare e disattivare, singolarmente a livello hardware fotocamera, wifi, GPS, bluetooth, microfono, connessione dati, altoparlanti e jack audio.
Possibilità favolose per innalzare al massimo privacy e sicurezza, eliminando alla base, effetti indesiderati di software in grado di raccogliere informazioni personali! Spegni un interruttore e in pratica stacchi fisicamente il componente. Nessuna applicazione sarà in grado di guardarti o ascoltarti per poi mandarti pubblicità basate su cose che hai detto.
PinePhone e PinePhone PRO sono rilasciati con Manjaro Linux con interfaccia KDE Plasma Mobile. Ma le caratteristiche hardware e la possibilità di eseguire boot da scheda di memoria, consentono scelte differenti quanto a sistemi operativi. Oltre Manjaro, Gentoo, e Mobian, la versione mobile di Debian , altre distribuzioni per architetture ARM sono ufficialmente supportate. Puoi fartene una idea dalla pagina web dei rilasci software ufficiali.
PINE64 tiene a specificare che il nuovo PinePhone PRO è ancora riservato ad una nicchia di “utenti precoci” e sviluppatori e ci vorrà tempo per dotarlo di tutte le caratteristiche già disponibili per PinePhone Beta Edition.
Si deve anche ricordare che non troverai Play Store e app Android e la scelta di applicativi potrebbe ancora essere più limitata.
PinePhone PRO è attualmente acquistabile a 399 dollari oltre 30 dollari di spedizione verso l’Italia.
Purism Librem 5
Traducendo dalla pagina ufficiale, “Librem 5 non raccoglierà i tuoi dati personali allo scopo di trarne guadagni. Non ti imprigionerà in un ecosistema fatto per controllarti. E non ti richiederà informazioni sul conto corrente solo per scaricare una app da un app store“.
Il primo smartphone di Purism, Librem 5 è simile ad un PinePhone PRO dopato. Il dispositivo consente infatti la rimozione e sostituzione della batteria ed è dotato di interruttori hardware, posti ai lati della scocca, per disattivare microfono, fotocamere e connettività.
Libertà, privacy e sicurezza sono i punti chiave dello scopo sociale di Librem. Che con orgoglio afferma di distinguersi dalle aziende che hanno come scopo la massimizzazione del profitto. Librem è già apprezzata da tempo per i suoi laptop basati su open-source e assai rispettosi della privacy.
Addirittura i chip WiFi/Bluetooth e Modem sono indipendenti e fisicamente rimovibili dalla scheda madre! Insomma una modularità eccezionale.
Librem 5 è rilasciato con PureOS: un sistema operativo definito libero, etico e open-source, non basato su Android né iOS ma su Debian. Può essere scaricato dal sito ufficiale ed installato anche su computer, per una reale convergenza PC/Mobile. Librem non impone certo di tenere PureOS nel dispositivo perché puoi installare altri sistemi operativi GNU/Linux adeguati a schermi touch.
Sicuramente si pagano modularità e la particolare costruzione della scheda madre. Ma grazie agli aggiornamenti continui e alla possibilità di sostituire la batteria, la vita di un Librem dovrebbe certamente essere più lunga di qualunque altro smartphone progettato per essere sostituito dopo un paio di anni.
Purtroppo, al momento, Purism, a causa della perdurante carenza di microchip, annuncia che la spedizione potrebbe richiedere 52 settimane, specie per i mercati differenti da quello USA. La situazione non è incoraggiante e non vorrei si traducesse in un disastro a livello di marketing.
Il prezzo di listino di Purism Librem 5 è di 1299$ e le caratteristiche di medio livello, 3 GB di RAM, una scheda grafica per rendering 3D fluido. Poi sensore di impronte digitali, fotocamere da 13 e 5 megapixel, un vetro robusto. Trovi tutte le specifiche nella pagina ufficiale.
Fairphone 4 5G
Sostenibile. Durevole. Equo. Così è sintetizzato il carattere distintivo del nuovo modello di Fairphone 4 5G.
Malgrado sia rilasciato con Android 12 e quindi non alternativo a livello software, potrebbe sembrare fuori luogo in tema di Smartphone e Tablet con Linux. Ma è molto alternativo per i principi di progettazione, per il lungo ciclo di vita previsto e per la semplicità di ripararlo e sostituire parti difettose.
5 anni di garanzia, materiali riciclati e riciclabili in un misto di alluminio provenienti da zone senza conflitti e plastica interamente riciclata che dicono essere assai morbida e gradevole al tatto. Neutrale ai rifiuti elettronici cioè per ogni telefono venduto, viene riciclata la stessa quantità di rifiuti elettronici.
Nessun pezzo è incollato, solo una quindicina di viti in totale. Riparabile in autonomia con un cacciavite standard grazie alla disponibilità di parti di ricambio. Questo aspetto gli vale un voto di 10 su 10, perfezione assoluta, da parte dell’autorevole sito web iFixIt che illustra proprio le possibilità di riparare dispositivi elettronici. E che, ad esempio, assegna punteggi minimi a dispositivi Apple, talvolta progettati appositamente per rendere impossibili le riparazioni e alimentare il folle mercato dello spreco.
Nella pagina ufficiale di Fairphone 4 in italiano si legge “Stiamo lavorando per integrare cobalto e litio equi nelle nostre batterie, e siamo l’unico produttore di smartphone che si avvale di Oro Fairtrade nella nostra catena di approvvigionamento. Niente male, vero?“
Una vera sfida all’industria per la produzione dei moderni smartphone: la vera innovazione dovrebbe risolvere i problemi, e non crearne di nuovi.
Uno schermo FullHD da 6.3″, CPU con otto core, 6 o 8 GB di RAM, 128 o 256 GB di memoria interna, batteria removibile, sensore impronte, fotocamere da 48 e 25 megapixel e registrazione video 4k. Nella pagina ufficiale trovi tutte le specifiche tecniche di Fairphone 4.
Puoi anche scegliere cosa vuoi che venga incluso nella confezione! Niente sprechi o costi inutili!
Al momento il prezzo di listino di Fairphone 4 è di 579€ escluse le spese di spedizione.
F(x)tec Pro 1 X
Pro 1 X è uno smartphone con caratteristiche di alto livello e una tastiera QWERTY fisica. Il nuovo modello è stato realizzato assieme al team XDA, che gli smanettoni di smartphone e tablet conoscono.
A differenza della quasi totalità dei dispositivi sul mercato, il bootloader è sbloccato di fabbrica. In pratica, normalmente non puoi avviare altro che il sistema operativo previsto dai produttori. Procedure più o meno complesse per lo sblocco, anche se invalidano la garanzia, consentono di installare sistemi operativi differenti e compatibili con il dispositivo, come LineageOS. Ciò consente spesso maggiore controllo sui proprio dati personali e di allungarne la vita perché aggiornamenti di sicurezza e di sistema sono garantiti ben oltre il ciclo di vita previsto dal produttore.
Ebbene su Fxtec Pro1 X trovi LineageOS preinstallato e pronto all’uso. Novità assoluta nel mercato consumer. Ma hai scelta tra ulteriori sistemi operativi. Più controllo sui dati da condividere con le applicazioni, più sicurezza, più privacy.
“La verità è che normalmente l’utente non ha molta scelta sul software del suo smartphone” dicono i programmatori nel video promo di Pro1 X. “Come noi, forse sei stanco di essere costretto a condividere la cronologia dei tuoi spostamenti o di avere app nel telefono che ascoltano perennemente le tue conversazioni e tracciano qualunque cosa tu faccia“.
Pro1X è infatti equipaggiato con due dei sistemi operativi mobili più aperti e liberi sul mercato. LineageOS e UBPorts, precedentemente conosciuto come Ubuntu Touch. LineageOS restituisce l’esperienza d’uso identica a quella di Android, da molti apprezzata. Ma con un controllo assai vasto delle possibilità di limitare la condivisione di dati personali con le app installate. Ma puoi anche configurare ed utilizzare Pro1X con la versione ufficiale di Android.
Le caratteristiche tecniche dicevo sono di eccellenza, anche se la batteria mi farebbe pensare che l’autonomia di carica sia una nota dolente. Puoi verificare le specifiche nella pagina ufficiale di Pro 1 X.
Pro1 X è preordinabile a 684€ e 741€ a seconda della quantità di RAM e memoria interna. Le spese di spedizione sono incluse per l’Italia.
Astro Slide 5G
La mia rassegna di smartphone e tablet Linux continua con Astro Slide 5G di Planet Computers. Successore del noto Cosmo Communicator, il nuovo dispositivo di punta della società britannica, richiama l’aspetto del primo vero smartphone della storia: il Nokia Communicator 9000 degli anni ’90.
Una tastiera meccanica completa e retroilluminata con 5 livelli di illuminazione prevede tasti funzione programmabili dall’utente. Un dispositivo quindi assai orientato alla scrittura in mobilità in meno di 17 cm.
Il resistente schermo curvo interno da 6.4″ è associato ad un secondo display esterno da circa 2″ che consente di verificare notifiche e altre informazioni senza aprirlo. La fotocamera posteriore da 48 MP è basata su sensore Sony. 8 GB di RAM e 128 di memoria interna e due porte USB tipo-C con funzionalità video.
Astro Slide 5G è al momento rilasciato con Android 11 ma è pianificato il supporto per poter installare alternativamente Sailfish, Debian e Kali Linux anche in multiboot.
Purtroppo gli altri dispositivi Planet Computers, di livello inferiore ma più economici, tra cui Cosmo e i Gemini PDA non sempre sono disponibili con tastiera italiana. Siamo forse i più appassionati a questo genere di dispositivi?
Il prezzo è di 1038€ escluse spese di spedizione. Il dispositivo è già ordinabile anche se le consegne partiranno dal 22 aprile 2022.
Volla Phone
La società tedesca Volla ha da poco immesso sul mercato Volla Phone X, versione rinnovata di Volla Phone, commercializzato nel 2020.
Il nuovo modello non differisce dal precedente quanto a performance ma solo per maggiore autonomia della batteria ed una scocca più robusta ed impermeabile.
Volla Phone non ha un supporto per il kernel Linux completo ma viene fornito con Volla OS, una versione modificata di Android, dichiarata Google-free.
Tutte le applicazioni principali del sistema operativo, come quella che consente di effettuare chiamate o la rubrica, sono state rimpiazzate da versioni riscritte e totalmente open-source.
Senza alcuna dipendenza da Google, dai Play Services, dalla necessità di avere un account. Niente di ciò che fai viene riversato nel cloud. E rimane anonimo.
Il dato più importante che riguarda i dispositivi Volla è la partnership con UBPorts, il team di che si è preso carico di portare avanti il progetto già noto come Ubuntu Touch.
C’è quindi attenzione speciale alla privacy ed in generale alla libertà di scelta. UBPorts può essere scelto come sistema operativo in alternativa a Volla OS.
Il design dei dispositivi appare assai curato. Le caratteristiche tecniche dovrebbero garantire buona velocità e reattività del dispositivo. Fotocamere Sony, sensore di impronte, memoria di 64 GB espandibile con schede fino a 512 GB sono le caratteristiche di questi telefoni interamente assemblati in Europa.
Volla Phone e Volla Phone X sono in vendita rispettivamente a 359 e 449 euro.
JingPad A1
La pechinese JingLing Tech ha realizzato un sistema operativo destinato specificamente al tablet JingPad A1. Si tratta di un tablet da 11″ con caratteristiche tecniche di buon livello e una eccellente qualità costruttiva, di materiali e caratteristiche tecniche.
L’interfaccia grafica di JingOS ricorda un po’ quella di Deepin OS e iOS. Il sistema operativo pare basato su Ubuntu ma nelle notifiche emergono tracce dell’ambiente desktop Plasma del team KDE. Alcune applicazioni di base sono open-source ed è presente un apposito store di applicazioni un po’ misero di scelta. Ma possono essere usati comandi APT da terminale per installare altri programmi dai repository di JingOS. Una tastiera magnetica che consente di utilizzarlo anche come laptop è venduta separatamente.
Ma non è tutto oro ciò che brilla a quanto pare. Né il dispositivo né la tastiera in effetti funzionano (ancora) come previsto perché lo sviluppo del software sarebbe tuttora in corso. Buona parte dei programmi previsti per JingPad sono proprietari e non open-source, non sono rilasciati i sorgenti dei driver proprietari. Emergono possibili limiti di progettazione, una gestione caotica e discutibile dello sviluppo software e censure nei commenti e nelle informazioni pubblicate.
Ho consultato diverse recensioni approfondite del prodotto ma le poche chiaramente imparziali, evidenziano limiti non da poco. Un kernel Linux completo ma obsoleto non modificabile e programmi non aggiornabili con evidenti limiti di sicurezza.
Tra queste c’è quella in inglese dell’autorevole sito web FossMint. Ma la recensione di JingPad A1 in italiano, di MorroLinux, è illuminante e dettagliatissima. Chiunque fosse interessato all’acquisto di questo tablet dovrebbe vederle prima dell’acquisto.
Va pure detto che, forse a causa delle pressioni o per i dubbi sul futuro sviluppo software, JingLing ha sbloccato il boot-loader del tablet ed ha rilasciato i sorgenti della propria ROM Android. Questo potrebbe significare almeno maggiori possibilità di farvi girare differenti sistemi operativi.
L’ultimo prezzo di listino noto per JingPad A1 è di 699$. Ma non è bello cliccare su Compra Ora nella pagina ufficiale e scoprire che il negozio per acquistarlo non è attivo. Che sia già la fine?
PineTab
Pine64, già citata a proposito degli smartphone open-source PinePhone, ha immesso sul mercato altri interessanti prodotti. Tra questi PineTab, basato sulla medesima architettura ARM64 dell’apprezzato notebook PineBook. Il processore Quad core Cortex A53 a 64-bit, 2 GB di RAM, 64 GB di memoria interna e una tastiera con trackpad opzionale, consentono di trasformarlo effettivamente in un piccolo portatile dotato di funzionalità touch.
PineTab è rilasciato con UBports preinstallato, supporta il kernel Linux mainline cioè completo ed ufficiale ed è quindi in grado di eseguire al meglio numerose distribuzioni GNU/Linux oltre a BSD e Android.
La possibilità di avvio da scheda microSD semplifica certo la vita anche nei casi di utilizzo con un sistema operativo installato ed altri avviabili anche solo in modalità Live.
Un’uscita video consente di collegare PineTab ad un monitor esterno e sono previsti accessori per dotarlo di modem dati 4G o espandere la memoria con un adattatore opzionale per SSD.
Pine64 è assai onesta con la propria utenza e insiste sul fatto che, trattandosi di una nuova piattaforma open-source, il processo di sviluppo è in continua evoluzione e tutt’altro che completo.
Ma rappresenta una grande opportunità per gli utenti di parteciparvi attivamente determinandone il destino.
Un disclaimer nella scheda tecnica ufficiale di PineTab recita infatti: “Si noti che il sistema operativo è ancora in fase di sviluppo e anche se tutte le funzionalità più importanti sono già assicurate, alcuni aspetti sono ancora in lavorazione“.
PineTab e la versione già dotata di tastiera hanno un prezzo di listino rispettivamente di 99 e 119 dollari. Purtroppo però Pine64, visto il mercato di nicchia e i relativi rischi, è riuscita ad immettere sul mercato solo quantitativi limitati dei propri tablet e notebook e le scorte dei prodotti limitate sono esaurite.
C’è da sperare che il successo consenta a Pine64 di raggiungere in tempi brevi fette di mercato sempre più ampie.
CutiePI Tablet
Cutie PI è una novità interessante in arrivo per l’estate 2022. Un nuovo concetto basato su Raspberry Pi, la scheda madre minima dotata di hardware con driver interamente open-source. Per far sbizzarrire creativi elettronici ma fornire anche soluzioni pronte all’uso a meno esperti.
Cutie PI è anzitutto una scheda madre dotata di Quad-core Cortex-A72, 2 GB di RAM, Bluetooth 5.0, WiFi, 1 porta dati USB e un altra tipo C per la ricarica, uscite audio e video, microfono, lettore di microSD da usare come memoria interna e pulsante di alimentazione. A questi componenti modulari Raspberry PI, viene aggiunta una scocca che integra uno schermo touchscreen da 8 pollici, una batteria con lettura del livello di carica ed una fotocamera da 5 megapixel.
Il sistema operativo è quello Raspberry Pi OS ed è accompagnato dal un terminale shell appositamente realizzato. Molte app sono preinstallate. In attesa dello sviluppo, già pianificato, per la compatibilità con la versione desktop di Pi OS più completa e relativo catalogo di applicazioni.
RaspBerry Pi OS, malgrado sia nato come sistema operativo basato su un kernel modificato, si sta sempre più adeguando agli standard del kernel ufficiale o mainline. Ed è già possibile installare e compilare un kernel ufficiale compatibile con le architetture ARM64 tipiche dei dispositivi mobili più diffusi.
CutiePi tablet è un vero esempio di tablet Linux completamente open-source ed è ordinabile a 229 dollari e circa 33 di spedizione per l’Italia su https://shop.cutiepi.io ma le prime consegne sono previste a partire da giugno 2022.
RasPad 3
RasPad è un concetto simile a quello di CutiePi anche se non ufficiale ma della startup SunFounder che si autofinanzia anche con raccolte di fondi online. RasPad è infatti un tablet minimo, basato su Raspberry PI 4 e relativo OS. È adatto all’uso con programmi educativi e di sviluppo software e hardware.
Rispetto a CutiePI è dotato di uno schermo touchscreen da 10.1″, di 3 porte USB 3, scheda di rete LAN, uscita HDMI, bottoni per il controllo del volume e indicatore luminoso di carica. Il case è disegnato per ospitare comodamente i moduli e per un uso confortevole da scrivania.
Si tratta di un dispositivo convergente in piena regola. Cioè colleghi mouse, tastiera e monitor e lo usi anche come mini PC.
Attualmente RasPad 3 è in vendita a 349 dollari, completo di modulo da 2 GB di RAM e scheda microSD da 32GB. Le spese di spedizione sono incluse nel prezzo per la consegna in tutto il mondo.
Sono anche previsti accessori e sensori che consentono di avvicinarsi alla realizzazione di progetti hardware e software il cui limite è solo la fantasia.
Conclusioni
La varietà di dispositivi mobili basati su Linux è in continuo aumento ma il livello di maturità delle soluzioni forse non consente ad un utente medio di rimpiazzare soluzioni commerciali che sono ancora più affidabili per un uso quotidiano.
Se non hai familiarità con il terminale o ti aspetti di installare di applicazioni mobili, non prendere uno di questi dispositivi come strumento di lavoro. Spesso si trovano in una fase precoce rispetto ad altri ecosistemi mobili, i loro utenti target sono esperti Linux e potrebbero restarlo ancora.
Valuta il supporto per il kernel mainline e la comunità che sta intorno al progetto perché possono dare un’idea del futuro che ci si può aspettare. Anche la disponibilità di uscite video, che sono supportate in modo nativo da Linux, possono essere indice di quella che è chiamata convergenza. Ovvero, attacca il dispositivo ad un monitor, collega un kit tastiera e mouse bluetooth e puoi adoperarli come PC Linux in piena regola.
Purtroppo JingPad ha preso una brutta piega, lo stesso Morro in un altro video lo descrive bene. Dispiace che un progetto di un certo livello sia finito male.
Ciao Tom, infatti parlo della recensione di Morro e sto anche per pubblicare il video sul canale. La minore scelta non è mai un bene infatti. E se PINE64 non si smuove non ci restano tante altre possibilità se non quelle legate a Raspberry.
Si ma Morro con tutto il rispetto per lui ma non è l’uomo sapiens perciò può essere che si sbagli anche lui….
Certo! Ma un conto sono opinioni, altro conto le prove e i fatti che documenta. E, come detto, potrei citare video recensioni straniere che, in modo meno esaustivo, manifestano gli stessi dubbi.
bro, morro é un uomo sapiens, come te, me e tutti gli altri (tecnicamente sapiens sapiens ma vbb), comunque la recensione di morro parla bene dei problemi del jingpad e della casa di sviluppo, riportando anche discussioni che lo stesso moreno ha avuto con i dev. In succo, gli sviluppatori sono divisi sulla direzione del progetto, quindi non ci si puó aspetare un buon livello di supporto futuro, il tablet non runna linux direttamente, ma usa android come container, che da un lato é un vantaggio perché ti permette di usare i driver di android, migliorando cosi le prestazioni i alcuni componenti (ad esempio la fotocamera), ma rimuove tutti i vantaggi di libertá che l’avere un tablet linux ti puó dare e lo rende piú lento rispetto ad un tablet con linux nativo (a paritá di spec), il sistema linux é poco e mal sviluppato, le repo (da dove vai a scaricare il software) sono un vuote e obsolete. Si potrebbe poi parlare di piu della situazione della azienda che gli sta dietro, ma onestamente se vuoi saperne di piu vai a vederti il video. Tutto sommato non penso che valga la pena rischiare 500 euro per un dispositivo, che promette tanto e delivera male vista anceh la precarietá del progetto e l’environament tossico in cui si trova
Ma gli OS degli smartphone sono solo in inglese o anche in italiano
Posso parlare per ciò che riguarda il sistema operativo LineageOS e dico di si. Anche se azzarderei anche per i dispositivi che non ho provato: le traduzioni di solito stanno tutte in un solo file xml ed è quindi facile rilasciare dispositivi tradotti in tante lingue
Grazie x questo post illuminante, dobbiamo proseguire x una strada più sostenibile x il bene del pianeta e della privacy. Ma qualcuno sarebbe in grado di scrivere una App Android in grado di spegnere con degli Switch elettronici le varie periferiche di un cellulare standard ?
Ciao Rosario. Anche solo un uso più limitato del telefono prima di doverlo riattaccare a corrente può aiutare. Il problema dela tua idea è che le app sono l’ultimo strato di software, quello che comanda solo se quelli più vicini all’hardware lo consentono. Non c’è altro modo che staccare dalla scheda madre, fisicamente e definitivamente, certi componenti nei telefoni ordinari. Oppure telefoni cifrati a livello hardware come quelli di Omerta ed Encrypted Mobile.
@Rosario,
la tua domanda mi suggerisce che tu non abbia capito bene i termini della faccenda.
Gli smartphone sono progettati con due finalità:
– sono strumenti di sorveglianza e servono a registrare tutto quello che fai, dove ti trovi, chi frequenti, eccetera. Questa sorveglianza serve tanto alle aziende che poi creano un “profilo” su di te e se lo scambiano per la possibilità di usarlo per manipolare i tuoi comportamenti, che alle “istituzioni” che per qualsiasi motivo vogliono il controllo sulla popolazione.
– sono “terminali di servizi”, cioè servono ad accedere a servizi a pagamento oppure a servizi tramite i quali ti vengono vendute delle cose.
Aggiungi che lo smartphone è fatto da:
– i fabbricanti (cinesi?) di ogni singolo componente hardware che richiede il suo firmware. In linea teorica ognuno potrebbe mettere backdoor e/o client di accesso remoto
– i fabbricanti dello smartphone tutto insieme o “assemblatori”, come sopra.
– i rivenditori dello smartphone, cioè quelli che ci mettono sopra il loro marchio e te lo vendono, nota che non sono i fabbricanti. I rivenditori si rivolgono a fornitori terzi per il montaggio del dispositivo e per tutto il software che ci mettono sopra preinstallato. Quindi ci possono mettere qualsiasi cosa.
– Google, che ci mette sia il sistema operativo, che lo “store” con le “app” e i servizi Web fondamentali.
– ogni singolo Pincopalla che crea una “app” e la mette sullo “store”. I Pincopalla possono essere la tua banca che ti incoraggia ad usare lo smartphone invece che le casse con gli impiegati in filiale, oppure un hacker russo che ti cripta il disco e poi ti chiede dei soldi per la chiave di recupero. La tua banca e l’hacker sono sullo stesso “store”, ognuno con la sua “app”.
– ogni singolo Pincopalla che ti manda una email con un link che ti fa eseguire un file “apk” che serve ad installare un software sul tuo smartphone, sempre con pessime intenzioni.
Questo per dire che usando lo smartphone sei sempre in due condizioni.
Stai buttando dentro informazioni sul tuo conto che vengono archiviate ed elaborate per perfezionare il tuo “profilo” che poi viene usato da aziende e altri enti per manipolare il tuo comportamento, oppure, peggio ancora, stai guardando il gattino che suona il piano (ci siamo capiti) mentre qualcuno guarda da sopra la tua spalla.
Fammi capire adesso che senso ha avere l’interruttore per spegnere il microfono o la videocamera dello smartphone. Benissimo, puoi guardare il gattino senza che nessuno veda e senta quello che c’è attorno, epperò questo qualcuno registra comunque tutto quello che fai quando sei collegato ad Internet oppure ha accesso al tuo smartphone.
Siamo bloccati in una contraddizione, cioè volere andare in giro con lo smartphone ma questo non deve essere uno smartphone. Non ha nessun senso, anche se io usassi uno smartphone con un SO diverso da Android, con una qualche “emulazione” che mi servisse per eseguire comunque le “app” Android, non farebbe nessuna differenza ne per la sorveglianza indiretta ne per il meccanismo dello “store” e delle “app”. Sull’hardware e sui fabbricanti e rivenditori ti devi fidare.
Insomma, io suggerisco di mettere lo smartphone dentro una scatola di ferro e la scatola di ferro dentro un cassetto a casa. Quello disattiva ogni problema.
Gentile Dario, mi chiamo Sergio e sono un tuo affezionato lettore. Apprezzo molto sia il tuo portare, sia il tuo ebook che ho regalato a più persone che volevano conoscere ed addentrarsi nel mondo Linux. Mi permetto di scrivere un commento al tuo ineccepibile e chiaro articolo per portare una testimonianza da un punto di vista pratico. Ormai da diversi anni utilizzo alternative al duopolio Android e Apple e credo che questo possa essere uno spazio possibile l’esperienza, perché è vero che gli smartphone linux hanno ad oggi molti limiti, ma sul lato privacy si possono trovare dei compromessi più o meno accettabili in base al proprio modo di utilizzo dello smarphon e alla propria percezione di privacy.
Vado per punti e premetto che non sono affiliato a nessuna delle aziende di cui accennerò.
Esistono ad oggi tre aziende che producono smarphone con batteria rimovibile e con un occhio, più o meno marcato all’etica e al movimento green: accanto all’olandese Fairphone già citata nel tuo articolo ci sono anche la tedesca Shift ( https://www.shiftphones.com/) e l’americana Teracube (https://myteracube.com/). Personalmente sono un possessore di Fairphone2 e posso garantire che i pezzi di ricambio sono ancora venduti e ciò mi permette di far funzionare perfettamente uno smarphone da sei anni.
I sistemi operativi che mi sento di consigliare sono quattro: Ubport-ubuntu touch, Jolla-SailfishOs, Iodè, /e /Os della Efondation.
La fondazione tedesca Ubport propone un sistema operativo che potremmo definire “minimalista”. Può essere usato come driver quotidiano tenendo presente alcune peculiarità. Tra le sue app (visibili su https://open-store.io/) troviamo tutto quello che ci si aspetta da uno smartphone: chat di messaggistica, telefono, web. Le app che non sono presenti possono essere create con un’app molto semplice che si chiama Webber che serve “in soldoni” a creare una web-app in locale (si inserisce il link del sito web, e l’app fa tutto da sé). Quest’ultima informazione è molto importante perché la maggioranza delle app altro non sono che siti ottimizzati e quindi laddove mancano app già precostituite è semplice crearle.
Nota negativa: le app bancarie non funzionano in Ubport perché pochi istituti bancari hanno scritto app per ubuntu touc. Nella comunità di Ubport se ne è parlato molto. Le due vie percorribili sono:
installare manualmente l’emulatore Anbox (ciò vale anche per whatsapp ad esempio), oppure scegliere quei modelli che supportano Waydroid. Nel primo caso le app vengono installate manualmente, nel secondo caso l’app waydroid installerà una versione di LineageOs che si integrerà in maniera fluida con l’interfaccia dello smarphone.
Oltre alle aziende che hai indicato che vendono il loro prodotto con ubuntu touch già installato non ce ne sono, ma l’installer gratuito scaricabile dal sito permette in pochi minuti di installare il sistema operativo. Consiglio di scegliere quei dispositivi che hanno una stella ( e quindi sono perfettamente compatibili con il sistema operativo). L’elenco si trova qui https://devices.ubuntu-touch.io/
La Finlandese Jolla porpone un sistema operativo molto completo e scritto in linux: SailfhOs basato sul progetto Mer e MeeGo. Il sistema non è del tutto opensource, ma ha una parte proprietaria che riguarda l’interfaccia utente. Esso ha due modalità di fruizione: una chiamata early access, che prevede l’installazione del sistema operativo base, e una a pagamento che prevede l’installazione di un emulatore android. Quest’ultimo è davvero molto fluido e tutte le app, anche quelle bancarie, funzionano senza difficoltà. Tuttavia anche il sistema early access prevede tutto ciò uno smarphone richiede (sempre nell’ottica “minimalista”). Le app si possono scaricare da due store, il più accessoriato è il seguente https://openrepos.net/. Il sistema operativo prevede anche l’istallazione di flatpak.
Il limite del sistema operativo è la sua installazione: complicata e prevista solo per un ristretto numero di smarphone. Esiste tuttavia uno store indipendente per acquistare smarphone con sailfihOs installato : https://buy.jolla-devices.com/.
Entrambi i sistemi operativi, per chi cercasse un ecosistema stile Google (calendario, email, drive, ecc) entrambi prevedono la possibilità di utilizzare i servizi Nextcloud.
Se i due sistemi linux sopra esposti possono sembrare limitanti ( io li uso entrambi e non posso che parlarne bene). Esistono due realtà francesi che fanno della privacy il loro punto di forza e che vendono nei loro store smarphone già configurati con una rom android de-googled:
Iodè: https://iode.tech/en/ e /e/Os della efondation: https://e.foundation/
Mentre della prima non posso dire nulla perché non l’ho mai utilizzata, la seconda invece sì, perché l’ho installato nello smartphone di mia moglie. Secondo uno studio sulla privacy del sistema operativo condotto dalla University of Edinburgh e dal Trinity College Dublin pubblicato qualche mese fa, il sistema /e/Os ha dimostrato che, rispetto ad altre rom personalizzate, non scambia dati con con server remoti. L’esempio classico per questo sistema è la app che fa riferimento al navigatore: essa usa il sistema server di Firefox e si attiva solo quando la app è in funzione.
L’android de-google proposto dalla efondation, inoltre integra, per chi decidesse di attivarlo (ma non è neccessario al fine dell’utilizzo del sistema) un ecosistema simile a google (email, calendario, drive, foto) basato su nextcloud e personalizzato dall’azienda.
Per concludere i tre smarphone sopra descritti si possono trovare con queste combinazioni presistallare o da installare con il programma installer:
Fairphone: android google, /e/Os ( dallo store efondation, oppure con il programma installer), Iodè ( dallo store iodè), Ubuntu (con programma installer) SailfishOs (dalla community Fairphone)
Teracube: android google, /e/Os e Iodè (questi ultimi dallo store dei due progetti)
Shift: android google e da poco è iniziato il porting per UbPort
Grazie Dario dello spazio concessomi. Continuando a leggerti,
cordialmente, Sergio
Sergio, io ti ringrazio infinitamente per il tempo che hai dedicato al tuo interessantissimo contributo! Ho letto con attenzione ma ci sono tantissime cose che vorrò certamente approfondire con calma. Ti ringrazio prima di tutto per le cose che imparo io stesso su argomenti nuovi e sulle tue esperienze dirette.. Prima ancora di ringraziarti per il bene che fai alla pagina e a tutti i lettori interessati! Un saluto cordiale. Dario
Forse qualcosa si sta muovendo, avete sentito parlare di Murena?
Certo i prezzi non sono “popolari”, ma è un inizio.
https://www.miamammausalinux.org/2022/06/murena-uno-smartphone-senza-google-creato-dal-fondatore-di-mandrake-linux/
Ciao Aldo, grazie per la segnalazione. Ho letto giorni fa ma non ho ancora approfondito. Bene che qualcosa in più si stia muovendo.
Credo che grazie anche a te aggiornerò presto l’articolo con questo nuovo dispositivo.
Ciao, Dario.
L’articolo è fatto bene. Librem 5 per via del suo OS (https://pureos.net/), ”endorsed” dalla Free Software Foundation (FSF), è sicuramente la scelta migliore perchè ”free as in freedom”. Grazie e buona giornata. Ciao
Grazie Giancarlo, vedo che sono tornati disponibili. Noi utenti esigenti siamo già una ridotta nicchia. Prezzi di 1000 e 2000 dollari non aiutano certo 🙁
Dario,
vedi mio commento precedente.
A me sembra che sia futile esercizio di stile.
Io ho risolto (parzialmente) la faccenda dello smartphone NON usando uno smartphone, vado in giro con un “feature phone” Brondi da 15 euro con cui faccio telefonate e mando e ricevo SMS.
Tutte le cose che faccio collegato ad Internet le faccio con un PC, con sopra Fedora.
La differenza tra il PC e lo smartphone sta nel fatto che il PC non è stato pensato, forse ingenuamente, come dispositivo di sorveglianza, quindi, nonostante MS, Intel eccetera, si può avere un discreto controllo su quello che fa.
Ora, discutiamo se sia più fattibile usare uno dei dispositivi che hai elencato in questo post oppure non usare uno smartphone del tutto.
Posso portare me stesse come esempio vivente del fatto che si vive tranquillamente senza smartphone, al patto, come ho detto di avere un PC.
Invertendo il ragionamento, se uno vuole guardare gattini che suonano il piano mentre è seduto sul bus o mentre cammina o, peggio, mentre è seduto al tavolo del ristorante con la morosa, direi che non può vivere senza smartphone e quindi si torna a questo elenco che mi pare esercizio di stile.
Ciao Loignavo, ho sempre meno tempo e voglia, con circa 600 messaggi al mese, di leggere i tuoi muri di testo. Figuriamoci rileggerli!
Vorrei segnalare solo questo articolo appena uscito, sullo MC02 di Punkt, certo è uno smartphone NON linux, ma promette di essere attento alla privacy e di non raccogliere dati, vedremo in futuro cosa diranno gli utenti
https://www.key4biz.it/lo-smartphone-sovranista-che-non-raccoglie-ne-vende-i-tuoi-dati/480751/
Grazie mille Mario! Hai fatto benissimo! Il filo conduttore non è necessariamente Linux, ma le alternative. Sotto tanti profili. Sono contento della scoperta e tengo d’occhio i prodotti Punkt di cui ho già visitato il sito e ti dico che mi ispira! Ciao