Rolling vs Fixed release in Linux

Rolling vs Fixed release in Linux. Se sei nuovo di Linux, l’imbarazzo della scelta di sistemi operativi può disorientarti. Dovresti conoscere i due principali modelli di distribuzione e aggiornamento di software in cui le c.d. distribuzioni GNU/Linux si distinguono per scegliere quella per te. Vediamo differenze, pro e contro.

Di Rolling vs Fixed relase in Linux e non solo, ho parlato anche in un articolo di cui consiglio vivamente la lettura, per non ripetermi oggi: Come orientarsi tra le distribuzioni Linux. Può aiutarti nella scelta del tuo prossimo sistema operativo Linux. Spesso lo puoi provare, scaricando un file, trasferendolo appositamente su un supporto esterno USB per eseguirlo completo di tutte le funzionalità anche senza o prima dell’installazione nella c.d. modalità Live.

I modelli di sviluppo e distribuzione di software possono essere ricondotti principalmente a due: rilascio fisso e rilascio continuo. Linux non fa eccezione. Ma è importate comprenderli perché sono molto differenti le esigenze che possono soddisfare, ciascuna con i propri vantaggi e svantaggi.

Modello di sviluppo e distribuzione a rilascio fisso

Il modello di sviluppo e distribuzione a rilascio fisso è spesso chiamato, in inglese, fixed release o standard release. O anche standard point release. È il modello comunemente più adottato per la distribuzione di software. Quello per cui siamo abituati a parlare di una precisa versione di questo o quel programma.

Talvolta prevede tempistiche prestabilite tra una versione e l’altra. Altre volte no. Quando miglioramenti, soluzioni di problemi e nuove funzionalità di un software sono sufficientemente testate, il produttore ne rilascia una nuova e differente versione. L’utente deve sovrainstallare la precedente o seguire una procedura di aggiornamento se vuole beneficiarne.

Rolling vs fixed release distro distribuzioni Linux su Youtube
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In alcuni casi si distingue un rilascio maggiore da un rilascio minore. È il modello di Ubuntu nelle sue edizioni LTS. Ma anche Linux Mint segue un calendario simile, nelle 3 edizioni basate Ubuntu e in LMDE che ha base Debian. Ho chiarito questi e altri aspetti nell’articolo appena citato.

Il desktop di Debian 12.2 GNOME: fixed release
Debian: la distro “fixed relase” per eccellenza

In una distro a rilascio fisso ci si possono aspettare sempre e comunque aggiornamenti. Ma la quantità di dati da scaricare per applicarli non è significativa. Si tratta per lo più di patch ma di rado introducono nuove caratteristiche. Cioè si limitano solitamente a risolvere difetti di componenti del sistema, della versione di kernel Linux adottata e infine di singoli programmi. Gli aggiornamenti che risolvono problemi di sicurezza, per i quali la tempestività è fondamentale, sono quelli che arrivano più rapidamente.

Ma, in linea di principio, la base del sistema operativo non dovrebbe essere soggetta ad importanti rinnovamenti fino alla successiva versione. Anche i programmi di uso quotidiano, preinstallati ed installabili, sono come congelati ad una versione specifica. Sono eventualmente corretti in caso di problemi, ma raramente vi sono modifiche alle funzionalità. Fino al rilascio della versione successiva del sistema operativo. Alcuni programmi non sono aggiornati neppure in tali occasioni.

Questo congelamento dello stato delle cose però garantisce che siano effettuati molteplici test prima del rilascio di aggiornamenti. Ciò si traduce quindi in maggiore stabilità, compatibilità massima tra i pacchetti software del sistema e affidabilità nel tempo.

Le principali distribuzioni GNU/Linux a rilascio fisso tra cui scegliere che mi vengono in mente, sono la versione stabile di Debian, Fedora, Ubuntu desktop e Red Hat Enterprise Linux (RHEL) o il suo clone AlmaLinux. In linea di principio anche le derivazioni di Debian e Ubuntu, prevedono lo stesso modello. Fanno eccezione, ad esempio, le ultime versioni di Feren OS.

Attenzione al ciclo di vita delle fixed release!

Le distribuzioni a rilascio fisso prevedono un c.d. ciclo di vita: un termine oltre il quale sviluppo e miglioramenti non sono più apportati. Come per Windows. Nel caso di Linux Mint, il supporto previsto è di 5 anni dalla data del rilascio maggiore. Linux Mint 21 e le sue release minori riceveranno aggiornamenti di software e sicurezza fino alla primavera del 2027.

È categorico e indispensabile conoscere il termine del ciclo di vita della propria distribuzione, spesso indicato con l’acronimo EOL che sta per End Of Life. E abbandonarla anche mesi prima piuttosto che oltre il termine previsto. Perché problemi anche gravi, che normalmente sono risolti molto rapidamente, continuano ad essere scoperti e divengono di dominio pubblico. Ma nessuno ci mette più una pezza per risolverli.

EOL end of life linux
Mai usare un software non più supportato!

Una vera pacchia per un malintenzionato. Talvolta c’è l’imbarazzo della scelta su come violare la sicurezza di un software con bug noti irrisolti. Per prendere a tua insaputa il controllo del computer, rubare dati sensibili, la tua identità e magari utilizzarla per compiere azioni criminali. Indovina chi andrebbero a cercare per primo! Altro che dubbi sulla necessità o meno di un antivirus!

Modello di sviluppo rolling o a rilascio continuo

Nel modello di sviluppo a rilascio continuo, come prevedibile, gli aggiornamenti sono rilasciati continuamente. Non ci sono versioni, né maggiori né minori. Gli aggiornamenti possono riguardare il kernel Linux, il sistema operativo, l’ambiente desktop e i singoli programmi installati. Tutto!

È il modello adottato dalla minoranza delle distro ma sta crescendo in termini di popolarità, apprezzamento e adozione. Per lo meno in certi scenari di utilizzo e per utenti con precedenti esperienza in ambito Linux.

Appena disponibili le ultime novità, queste vengono immesse nel meccanismo di aggiornamento. Mai restare indietro con gli aggiornamenti per più di un paio di settimane se scegli una rolling. Preparati a scaricare tanti dati di continuo, ogni giorno. L’idea è che sviluppatori ed utenti sono meglio serviti se sono in grado di utilizzare i più recenti pacchetti software. Sono le rapide del panorama Linux. Il corso è velocissimo ma anche più rischioso rispetto alle acque quiete di una distro a rilascio fisso.

È statisticamente più probabile, che un aggiornamento crei qualche conflitto nel sistema. Un utente deve prepararsi ad affrontarli con conoscenze già acquisite con Linux. Talvolta non basta e si deve attendere il lavoro dei programmatori che intervengono quanto più rapidamente possibile per fornire una soluzione al problema. Indispensabile pensare ad un sistema di pianificazione di punti di ripristino del sistema per poter tornare ad uno stato precedente e attendere gli ulteriori aggiornamenti.

Le tempistiche secondo cui gli aggiornamenti sono rilasciati possono variare tra distribuzioni differenti.

Visto che non esistono versioni, le distribuzioni rolling non prevedono un ciclo di vita né il termine del supporto. Per lo meno finché il progetto continua ad essere sviluppato. Queste prevedono, ovviamente, come quelle a rilascio fisso, lo scaricamento di un file ISO per l’installazione. Talvolta vi è associato il termine snapshot per indicare una “istantanea” dello stato del sistema e degli aggiornamenti ad una specifica data.

Una nuova immagine ISO può infatti essere rilasciata quotidianamente, a cadenza regolare o come per Ubuntu Core, OpenSUSE Tumbleweed o Endeavour OS, quando le modifiche apportate al sistema siano piuttosto sostanziose. Quanto più ravvicinato è il rilascio di nuove ISO, tanto più l’utente può scaricare ed installare lo stato delle cose ad un giorno preciso, senza ricevere tonnellate di aggiornamenti.

Un modello di riferimento di eccellenza tra le distro rolling è quello di Arch Linux. Piccoli e grandi aggiornamenti sono rilasciati quotidianamente. Ricoprono qualunque aspetto del sistema operativo, dei suoi meccanismi, del suo aspetto e dei programmi aggiuntivi installati.

Alcune distro che adottano tale modello di rilascio oltre ad Arch Linux e tutte le derivate come Manjaro, Endeavour OS o Garuda Linux, sono Debian nel ramo definito unstable, OpenSUSE Tumbleweed, Solus, PCLinuxOS, Gentoo.

Anche Debian GNU/Linux si presta bene per un confronto con i due modelli presentati. Ne ho parlato anche in Debian 11.1 Bullseye: il sistema operativo universale e in Recensione Debian 12 Bookworm.

Il ramo stable di Debian prevede il rilascio di una nuova versione circa ogni due anni. Lo stato delle cose viene congelato ad una certa data e ad esso sono apportate aggiornamenti che risolvono bug e difetti di sicurezza. Il ramo unstable di Debian ha invece il carattere di una rolling. Non ha versione, riceve aggiornamenti di continuo, al sistema, all’aspetto, a tutti i programmi ma è ovviamente più soggetta all’insorgere di problemi.

Quale la migliore?

Ciascuno dei metodi di rilascio e aggiornamento elencati ha i propri vantaggi e svantaggi. Ad esempio in una rolling importanti bug possono sopraggiungere ed è quindi sconsigliabile il ricorso a tale tipo di distro in un c.d. ambiente di produzione o in un server. Nessuno può desiderare un blocco di attività importanti a meno che l’attività non sia proprio quella dello sviluppatore o tester.

Sul lato opposto, quello delle distro a rilascio fisso, sostanziosi miglioramenti e versioni aggiornate di programmi possono richiedere mesi o addirittura anni per essere implementati. Però il fatto che siano da tempo nei PC di tutto, garantisce che siano stati molto testati, che i bug emersi siano già stati risolti.

Non è quindi possibile rispondere alla domanda su quale tipo di distro sia migliore in linea generale. La risposta dipende da vari fattori legati alle differenze elencate e alle proprie esigenze. Ricapitolando, i criteri distintivi dei modelli sono riconducibili a convenienza e stabilità sul lato fisso, maggiore supporto hardware e nuove caratteristiche su quello continuo. Ecco un prospetto di confronto.

Distribuzioni a rilascio fisso (fixed release)Distribuzioni a rilascio continuo (rolling release)
Stabile e affidabile: aggiornamenti di sicurezza frequenti
Scarso rischio di insorgenza di problemi
Supporto a lungo termine per l’hardware
Versioni di programmi datate a distanza del rilascio
Aggiornamenti prevedibili e spesso calendarizzati
Manutenzione ridotta al minimo
Migliore per i nuovi utenti
Migliore se hai un solo PC
Migliore per un server
Aggiornamenti frequenti di sistema, dell’aspetto e dei programmi
più soggette all’insorgenza di problemi
Supporto sempre garantito per hardware più recente
Versioni sempre aggiornatissime dei programmi
Reinstallazioni minime
Maggiori necessità di manutenzione
Migliore per utenti esperti
Meglio adottarla su un PC secondario
Migliore a scopo di test

Se hai un vecchio computer e con una versione di Linux supportata tutto funziona, una distro a rilascio fisso potrebbe essere una buona scelta. Per tutto il suo ciclo di vita potrai essere abbastanza sicuro di non ritrovarti, da un giorno all’altro, privo di supporto hardware. Inoltre, frequenti e sostanziosi aggiornamenti continui, potrebbero non essere comunque adeguati per un computer datato e non performante.

Se poi hai un solo computer e da quello dipendono le tue attività anche online, meglio optare per una fixed release. Un’altra valida ragione per scegliere una distribuzione a rilascio fisso potrebbe essere quella di non vedere le personalizzazioni all’aspetto spazzate via da aggiornamenti dell’ambiente desktop. Oppure di ritrovarti programmi che usi spesso, aggiornati nelle versioni, talvolta drasticamente differenti rispetto a quelle che sei abituato a gestire.

Per contro, se hai un computer nuovo o comunque potente e performante, potresti preferire una rolling. Per ricevere continuamente le nuove versioni di kernel per migliorare il supporto hardware e provare nuove caratteristiche funzionali o stilistiche, non appena esse sono sufficientemente testate. Un vantaggio delle rolling consiste proprio nel fatto che nuove versioni di programmi sono disponibili in tempi molto più rapidi rispetto alle fixed.

In una frase, una rolling è meglio per ricevere tanti e frequenti aggiornamenti e novità, una fixed se cerchi un sistema stabile e affidabile nel tempo.

Una rolling è più adeguata ad un utente più esperto, che in cambio delle ultimissime novità, accetti il rischio di dover affrontare problemi o talvolta attendere una soluzione da parte degli sviluppatori.

Una distro a rilascio fisso è quindi più adeguata ad utenti meno esperti, o che non hanno tempo né voglia di affrontare problemi. Che contano di installare un sistema che funziona e sperano di dover ripetere una nuova installazione o anche un aggiornamento meno frequentemente possibile. E a cui non interessa se i programmi di uso quotidiano sono stati rilasciati mesi addietro.

Categorie emergenti

Ho detto che i modelli di sviluppo sono principalmente e tradizionalmente quello a rilascio fisso o di versione (fixed o version release) e quello a rilascio continuo delle rolling release.
Ma il sito web distrowatch.com e una parte della comunità Linux ritengono che si dovrebbe citare anche il modello semi-rolling in primo luogo. E forse anche quello delle distro chiamate immutabili.

Distribuzioni semi-rolling

Diciamo che le distro che ricorrono al modello semi-rolling prevedono un compromesso tra la stabilità e affidabilità tipico delle distro a rilascio fisso, fornendo aggiornamenti meno frequenti alle parti fondamentali del sistema. Una distro semi-rolling, non sempre, ma di solito è figlia di una rolling.

Ma il numero di test che viene eseguito prima della pubblicazione di una parte importante del sistema operativo è superiore alla rapidità con cui invece le ultime versioni di programmi e applicazioni aggiuntive sono immesse nel canale degli aggiornamenti. Ciò significa che si riceveranno aggiornamenti di sistema dopo oltre una settimana o dieci giorni dal canale rolling di riferimento perché viene nel frattempo testata prima della pubblicazione come aggiornamento. Distrowatch ha un apposito filtro per isolare le distro semi-rolling. Spiego tra poco come cercare le migliori.

Distribuzioni immutabili

Forse non è da trascurare nemmeno la categoria di distribuzione software delle c.d. distro immutabili. Anche se solo in senso letterale ha a che fare con i modelli di distribuzione se non di rilascio, la categoria emergente dei sistemi operativi immutabili, potrebbe essere oggetto di un articolo futuro.

Si tratta di versioni di un sistema operativo il cui cuore viene reso appunto non modificabile nell’insieme perché né l’utente, né alcun programma installato successivamente, dispongono dei permessi amministrativi per farlo.

Nelle distro immutabili, Il sistema è il medesimo in tutti i PC in cui viene installato. Questo garantisce massima sicurezza da compromissioni di sicurezza o incompatibilità tra pacchetti. Permette di ricevere aggiornamenti e di salvare dati e preferenze dell’utente, ma anche di poter tornare allo stato precedente in modo rapido ed efficiente.

Anche Ubuntu pare lancerà una versione LTS del suo sistema operativo desktop con la versione 24.04 attesa per la primavera del 2024. E pare conterà esclusivamente su Snap per la personalizzazione del parco software.
Ma anche altre distro prevedono una edizione immutabile, perfetta per la gestione di tante macchine con il minimo sforzo e per limitare problemi di sicurezza e conflitti software.

Alla scoperta di distro fixed, rolling, semi-rolling release

Vuoi scoprire le distribuzioni rolling, semi-rolling o a rilascio fisso attive? Oppure quelle immutabili. Quelle indipendenti oppure basate o non basate su altra distro? O ancora rivolte a principianti, con un particolare ambiente desktop o secondo tanti altri criteri? Alcune le ho citate rapidamente. Ma come non partire dal motore di ricerca del sito distrowatch.com?

screenshot della homepage di distrowatch
Homepage di distrowatch.com

Il mega database delle distribuzioni Linux ma non solo è molto conosciuto tra i suoi utenti. E anche se non è molto tradotto in italiano, non esiste altra enciclopedia dei sistemi operativi open-source simile. Ci sono anche interessanti recensioni, spesso a firma del responsabile Jessie Smith, con il quale ho avuto il piacere di scambiare qualche messaggio, per la richiesta di disponibilità a pubblicare in inglese sul sito!

Per tutto il resto c’è… alternativalinux! 😀

Diffondi la conoscenza!

10 commenti su “Rolling vs Fixed release in Linux”

  1. L’argomento è complicato.

    Mi sembra che la complicazione dipenda dal fatto che ci sono molte più distribuzioni di quello che sarebbe effettivamente utile o necessario.

    Un concetto come “point release” contro “rolling release” cambia a seconda di come viene declinato da ogni distribuzione, non so che senso abbia generalizzare.

    Facciamo un esempio, Debian “Unstable” contro OpenSuse Tumbleweed.

    Debian “Unstable” non viene nemmeno pubblicata come tale, cioè non esiste una qualsiasi installazione di Debian “Unstable”, si installa partendo da “Stable” cambiando i repository e aggiornando tutto il sistema. Debian “Unstable” non è distribuita agli “utenti finali” perché dovrebbe essere usata solo da chi vuole contribuire a testare il prossimo rilascio di Debian, trovando i difetti e inviando le segnalazioni.

    OpenSuse Tumbleweed invece è una normale installazione e in teoria è adatta allo “uso quotidiano” perché prima di pubblicare un aggiornamento questo viene testato abbastanza da garantire un livello sufficiente di “stabilità”. Idealmente la differenza tra OpenSuse Leap e OpenSuse Tumbleweed non è la “stabilità” in termini di difetti ma in termini di convenienza dello scaricare continuamente nuovi pacchetti e convenienza nel cambiare versione dei programmi, disturbando il “workflow”.

    Come si vede, sono due principi opposti.

    Poi, se consideriamo Arch e Gentoo, sono due distribuzioni che non hanno una procedura automatica di installazione ma richiedono di seguire passo passo la documentazione configurando tutto a manina. Con Gentoo bisogna anche compilare i sorgenti. Che siano “rolling release” è una conseguenza, perché data l’installazione che è come la salita di Gesu sul Golgota con la croce sulle spalle, nessuno la vorrebbe ripetere da capo con una sequenza “point release”, non vuoi più reinstallare se ne puoi fare a meno. Per le stesse ragioni, con Arch e Gentoo non si fanno scrupolo nel pubblicare aggiornamenti catastrofici, perché, aborrendo gli automatismi, l’utente deve leggere la documentazione ed intervenire a manina anche per gli aggiornamenti.

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    • Mah, avendo solo offese nei miei filtri antispam, non so proprio perché solo i tuoi messaggi finiscano lì. Pensavo fosse la lunghezza (tipica dei messaggi in tutte le lingue che ricevo quotidianamente) ma questo non lo è.
      Grazie per le osservazioni, alcune mi piacciono. Ma c’è sempre qualcosa che non ti va bene, l’empatia non è il tuo forte e ne risulta una comunicazione che vedo risulta aggressiva per diversi miei utenti. Rassegnati: questo blog resterà a mia immagine e non tua.

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      • Dario, le cose che non vanno bene sono le cose che non funzionano.

        Secondo Treccani la empatia è la capacità di capire le emozioni degli altri senza comunicazione verbale. Una situazione che per definizione non ha niente a che fare con scrivere un testo riguardo il software e pubblicarlo su Internet.

        Dovresti sapere che ormai è diventato un “meme” anche questa faccenda di trattare gli adulti come bimbi che vanno incoraggiati e quando fanno la gara di corsa col triciclo anche l’ultimo riceve un premio.

        Ancora, non ha niente a che fare col le cose che funzionano oppure no.

        Di più, che le mie osservazioni “ti piacciano” dovrebbe essere irrilevante, viceversa dovresti dire se sono giuste o sbagliate. Se sono sbagliate, dovresti spiegare il motivo, cosi chi legge può correggersi ed imparare qualcosa.

        Il “mi piace” va bene per il gelato al pistacchio e infatti si dice “de gustibus”. Qui non stiamo parlando dei nostri gusti ma dovremmo discutere dei pregi e difetti del software, che funziona oppure no.

        Sempre tenendo presente che le risorse sono una quantità finita quindi si tratta di decidere come spenderle. Nella lista di Distrowatch la maggior parte delle distribuzioni non hanno senso di esistere. Facciamo un esempio:

        Budgie, il fork di Gnome che origina da Solus.
        Ad un certo punto i tizi di Solus si lanciano in un proclama secondo cui, data la difficoltà di lavorare sulla base di Gnome e GTK, avrebbero scritto un nuovo DE basato su le librerie EFL di Enlightenment.
        A parte che subito dopo Solus ha cessato di pubblicare nuove release, ecco una possibile spiegazione del perché Enlightenment non è adoperato da nessuna parte:

        https://what.thedailywtf.com/topic/15001/enlightened

        Io ci sono arrivato leggendo la notizia secondo cui Wayland in Budgie dovrebbe essere implementato utilizzando una libreria che nel frattempo dovrebbe essere scritta dai tizi di XFCE, i quali tizi a suo tempo premettevano che gli serviva un compositor di altri perché non avevano le risorse per farne e mantenerne uno in proprio.

        Sono tutte cose che non vanno da nessuna parte, perché, anche ammesso che qualcuno per ragioni sue ci investa del tempo e arrivi a pubblicare qualcosa, appena questa persona o persone perderanno interesse, tutto il “progetto” finirà nel magazzino dei ricordi.

        Eccetera eccetera.

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        • Cheppalle! Ti ho fatto presente la pretenziosità dei tuoi messaggi che aspirano ad avere tempo più di tutti gli altri e mi rispondi punto per punto?! Non leggerò mi spiace. Sei insopportabile e sto pensando di eliminare ogni traccia della tua arroganza dal sito

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  2. Ciao Dario.

    Offri un’ottima guida introduttiva per aiutare i novelli utenti di GNU/Linux a comprendere la differenza fra rolling e fixed release.

    Mi permetto di approfondire due aspetti che tocchi verso la fine dell’articolo per tenere in esercizio la tua pazienza zen nei miei confronti.

    La ricerca distribuzioni di Distrowatch.com per il modello di release semi-rolling é palesemente poco veritiera: giusto per citare un esempio, il primo tra i risultati è MX-Linux, basata su Debian stable, che ovviamente segue il modello fixed release. Ció vale in generale per tutti i contenuti di Distrowatch.com: il database é certamente ricco, le informazioni fornite sono altrettanto certamente da prendere con un grano di sale.

    Le distro immutabili hanno la parte principale del sistema operativo che non è modificabile durante la sessione corrente in quanto il relativo file system è montato in modalità read only; le modifiche fatte dall’utente con privilegi di amministratore e gli
    aggiornamenti automatici del sistema saranno disponibili dopo il prossimo riavvio del sistema stesso. Tipicamente tali distro dispongono di un sistema di snapshots per cui in caso di problemi è facile ritornare alla versione precedente del sistema operativo, in qualche caso con autodiagnosi, ovvero il sistema ritorna allo stato precedente in automatico se qualcosa non va per il verso giusto con l’aggiornamento.

    Ancora complimenti per l’ottima guida.

    Gabriele

    Rispondi
    • Grazie Gabriele, in effetti la mia consultazione di distrowatch mi faceva intendere che alcune distro prevedessero edizioni che non conosco per l’inclusione in una certa categoria. Ho già raccolto materiale per affrontare le distro immutabili a livello di spiegazione generale. La cartella root read only. Modifiche utente che spariscono al riavvio, aggiornamenti atomici che aggiornano la versione al riavvio stesso.
      Interessante e utile, spiegando forse lo scopo per cui tali distro sono più adatte. Ho tolto all’ultimo momento un riferimento ufficioso sul fatto che OpenSUSE potrebbe prevedere una immutabile…
      Ciao e grazie mille per la tua disponibilità!
      Dario

      Rispondi
      • L’unico caso che posso immaginare in cui le distro “immutabili” possono avere un vantaggio è nella gestione dei contenitori e delle macchine virtuali. Perché in quel caso non ci sono ragioni per andare a toccare il sistema dato che il lavoro lo vai a fare da un’altra parte.

        Il guaio mi sembra essere che l’idea di base è considerare tutto quello che succede a livello di “utente” come temporaneo e sacrificabile, quando invece per me è il contrario, sono le cose che ho nel mio “utente” che contano e che devo conservare ad ogni costo, il sistema “nudo” lo sostituisco in quattro e quattrotto.

        La “virtualizzazione” per il desktop, su base “immutabile”, oltre a presentare vari inconvenienti, richiede anche macchine di fascia alta.

        Rispondi
      • Ciao Dario.

        Le immutabili openSUSE Aeon (GNOME) e Kalpa (KDE) esistono giá. Ho tenuto in test Aeon per qualche mese: una volta afferrato il principio ispiratore, funziona molto bene; non ho provato Kalpa recentemente, gli ultimi test dell’allora MicroOS KDE risalgono al periodo del lockdown del 2020.

        Le immutabili sono un piccolo mondo.

        Ho cambiato radicalmente le mie convinzioni su di esse basate su letture di articoli dopo aver fatto qualche esperimento per verificare come e cosa si può modificare e da quando le modifiche sono effettivamente disponibili a sistema.

        Il nome utilizzato infatti, che mi aveva portato alla conclusione che non fosse possibile fare nessuna modifica, é completamente fuorviante.

        Buona ricerca.

        Gabriele

        Rispondi
        • Che garbo Gabriele! Hai provato direttamente e anche io già leggo in alcuni articoli che Ubuntu mira ad una versione solo snap perché l’immutabilità garantisce enormi possibilità. E immagino che lavorare su una versione sempre uguale del sistema e su una sola versione di ogni applicativo risulti in una ottima possibilità di concentrare risorse dei programmatori senza dispersione. Correggo subito un paio di cose, almeno nell’articolo. La mia lista di fonti e spunti si arricchisce ancora con OS che non avevo ancora sentito neppure nominare. Ti ringrazio tanto. A risentirci.

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  3. Ciao Pippo.

    Faccio un paragone semplice ed approssimativo: è come se tu avessi sempre due versioni del sistema operativo, di cui almeno una funziona di sicuro. Gli aggiornamenti di sistema vengono fatti offline ed applicati al prossimo riavvio.

    Il principio ispiratore è quello di proteggere il sistema operativo, non di penalizzare l’utente.

    Dati e applicazioni utente sono persistenti al riavvio del sistema, il desktop environment è installato normalmente, non virtualizzato o containerizzato.

    Considera altresì che la potenza di calcolo necessaria per uso desktop è paragonabile se non addirittura inferiore a un sistema standard, perché il desktop è installato in modo minimale.

    Scrivo quanto sopra perché ho esperienza di prima mano con openSUSE Aeon eseguito sul mio fido Chromebook del 2013 con 4GB di RAM e processore a basso consumo di quei tempi.

    Casi d’uso: chiunque voglia installare un sistema senza troppe personalizzazioni e dimenticarsene perché è assolutamente affidabile. Penso a sviluppatori, professionisti e a chiinque usi il computer per lavoro.

    Sono gli stessi casi d’uso di una Debian stable o di una Red Hat o suo clone per intenderci.

    Gabriele

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