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LibreOffice: la grande suite di programmi da ufficio, open-source, libera e gratuita. Utilizzata da tantissimi utenti non solo in ambiente GNU/Linux. Adotta formati standard aperti e semplifica collaborazione e distribuzione di documenti. Di questi ed altri aspetti di cultura di libertà digitali parliamo anche con un ospite qualificato.
Introduzione a LibreOffice
Potrebbe risultare superfluo ma prima di presentare il mio ospite, vorrei introdurre i programmi che compongono questa suite di programmi da ufficio, alternativa al monopolio Microsoft Office.
Writer l’elaboratore di testi, che uso anche per lunghe relazioni con note, indice, riferimenti incrociati e per la stesura dei miei testi su Linux. Sempre con ottimi risultati. Conosco altri, come me, che ne fanno un uso professionale per la redazione di lunghi manuali.
Calc, la controparte libera di Excel. Compresa la differente sintassi delle funzioni, si rivela efficacissimo. Ho ottenuto fogli con calcoli complessi in modo intuitivo e ricavando dalla guida integrata tutte le informazioni necessarie. In italiano ovviamente.
Non è meno degno di nota Draw, potente programma di disegno che consente anche di realizzare brochure. Ci ho realizzato le copertine dei miei testi, le infografiche Windows10-vs-Linux-Mint e quella con le scorciatoie di tastiera di Linux Mint.
Un altro componente importante è Impress, programma dedicato alle presentazioni in diapositive, molto simile a PowerPoint.
Benché rivolto ad un tipo di utenza di nicchia, va citato Math, l’editor di formule matematiche che possono poi essere distribuite attraverso altri tipi di documenti di testo o slide.
Infine c’è Base, il sistema di database che replica Access. In grado di creare database per incorporare dati nei documenti o fare da interfaccia verso motori DB come Oracle MySQL, dBase ed altri, attraverso connettori JDBC, ODBC o direttamente.
LibreOffice è dotato di ottimo supporto: una disponibilissima ricca comunità di utenti pronta a rispondere, anche in italiano, a qualunque domanda.
Se ti serve c’è anche un apposito spazio con la documentazione in PDF. Ma molto spesso, dall’interno di uno dei suoi programmi, basta premere il tasto F1 e digitare qualche parola chiave per ottenere dalla guida incorporata gli argomenti più rilevanti. Sempre spiegati rapidamente ed in modo impeccabile per risolvere rapidamente un eventuale stallo.
LibreOffice è la suite di programmi da ufficio preinstallata nella maggior parte delle distribuzioni GNU/Linux. E merita il suo posto. È compatibile con i formati proprietari di Microsoft Office e sei quindi in grado di intervenire su qualunque documento precedentemente realizzato con Word, Excel, Powerpoint etc e salvarlo e redistribuirlo, se proprio lo vuoi, nello stesso formato.
Questo non vuole essere un tutorial per l’uso di LibreOffice. Esula dallo scopo dell’articolo entrare nelle specificità di utilizzo della suite, ma la documentazione disponibile è davvero tanta, in italiano e sempre aggiornata. Verifica i link nella descrizione.
Il mio ospite
Come accennato nel sommario, di LibreOffice vorrei parlare con un ospite autorevole e qualificato sull’argomento.
Ho il piacere di dare il benvenuto a Gabriele Ponzo, vice-presidente del Consiglio della fondazione LibreItalia, associazione di volontariato il cui obbiettivo, cito dal sito web ufficiale “è la diffusione di LibreOffice e della cultura digitale in tutti gli ambiti, dalla scuola alla società civile, dalla pubblica amministrazione alle aziende, con una particolare attenzione per i formati standard e aperti dei documenti”.
D: Ciao Gabriele, benvenuto e grazie per aver accettato il mio invito.
G: Ciao Dario e grazie a te per fornirmi visibilità nel tuo seguitissimo (almeno da me 🙂 ) blog e canale Youtube.
D: Già questa piccola introduzione sull’attività dell’associazione che rappresenti, fa capire che ci sarebbero tantissimi temi importanti di cui parlare. Andiamo quindi subito al sodo. Svesto i miei consueti panni di divulgatore del software libero ed esordisco con una provocazione. LibreOffice è una suite di programmi usata da utenti Linux ma anche Windows e Mac ma è talvolta criticata per un’interfaccia non accattivante e perché in alcuni casi può succedere di aprire documenti redatti con Microsoft Office con risultati imprevisti. Cosa puoi dirmi in proposito?
G: Si Dario, spesso le persone criticano LibreOffice dalle sole apparenze: il suo look & feel, se lasciate le impostazioni di default, è un po’ retro’. La sua compatibilità con Microsoft Office non è (e non sarà mai) al 100%. Altri mistificano prezzo e valore: il fatto che non sia necessario pagare per averlo (la versione Community, che però non ha alcuna limitazione) fa pensare ad alcuni che sia sinonimo di scarsa qualità. Tenterò di sfatare questi luoghi comuni.
La stragrande maggioranza delle persone che usa una suite di Office Automation, quale che sia, purtroppo non ha una formazione adeguata su questo argomento. Nessuno “nasce imparato”, pertanto non è certo una colpa. Spessissimo viene richiesto di usare tali software, ma, ad esempio, la videoscrittura NON È come usare una vecchia macchina per scrivere (e anche lì, moltissimi ignorano che alcune, seppur ancora totalmente meccaniche, avevano già le tabulazioni..!).
Nemmeno la ECDL aiuta.
D: Scusa Gabriele, lasciami chiarire che per ECDL intendiamo la Patente europea per l’uso del computer o, come si dovrebbe dire, la Certificazione Internazionale di Alfabetizzazione Digitale che certifica appunto il livello di competenze informatiche.
G: Esatto. Mi è capitato svariate volte di conoscere persone “patentate” che non avevano idea di cosa siano gli stili!
D: Questo è vero. In quanti vedo di continuo impostare nei documenti di testo, grassetto e dimensioni differenti singolarmente su quelli che vorrebbero essere titoli, poi compilano l’indice a mano. Non solo. Ad ogni aggiunta al testo, rinumerano manualmente tutto. Quando basterebbe selezionare le righe interessate, impostarle come titolo e ritrovarsi l’indice pronto in automatico e sempre aggiornato.
G: Proprio così caro Dario. E benché venga da sorridere, non c’è di che stare allegri. Giudicare senza conoscere è a dir poco un comportamento superficiale. Ci sta che il primo impatto possa disorientare, ma da lì ad esprimere un giudizio ci dovrebbe essere almeno l’onestà intellettuale di ammettere i propri limiti. Se se ne è coscienti. Per tornare alla tua provocazione, il punto è che LibreOffice non è mai stato e non vuole essere un clone di MS Office: non ne ha bisogno.
LibreOffice deriva da un progetto nato nel 1984, non è arrivato in corsa cercando di inseguire altri. Possiede funzionalità avanzate che altre suite non hanno, e che, ti posso assicurare, fanno una grossa differenza quando si gestiscono documenti corposi e complessi di centinaia di pagine, magari scritti in collaborazione tra più persone.
Un differente modello di business
D: L’utente abituato a software commerciale, spesso si domanda: come fa una serie di programmi tanto curati ed evoluti ad arrivare gratuitamente sul desktop? Come fanno i programmatori che li sviluppano e li migliorano di continuo a guadagnare?
G: La gratuità è dovuta al fatto che il modello di business del software Open Source si sposta sui servizi. Le stesse persone che nutrono sfiducia per essa, spesso non si pongono il problema per numerosi altri software Open Source che utilizzano (talvolta nemmeno lo sanno).
I soldi risparmiati dall’acquisto di licenze possono invece essere meglio impiegati su servizi quali la formazione: investire nelle persone si dimostra sempre un ottimo modo di spendere soldi. Sarebbe importantissimo che le scuole, ad esempio, insegnassero la Office Automation, ma per farlo bisognerebbe avere la lungimiranza e l’umiltà di far formare gli insegnanti in primis. Ci sono schiere di programmatori che non conoscono a sufficienza questa materia. Utilizzare LibreOffice, ma più in generale software Open Source nelle scuole sarebbe di importanza fondamentale e anche strategica per insegnare la pluralità e la libertà nell’informatica, evitando di addestrare il futuro del nostro Paese, i nostri figli, nell’uso di soluzioni proprietarie e pertanto non controllabili né verificabili (nel loro comportamento in termini di privacy, ad es.) e nemmeno prodotte in Europa.
D: Osservazioni le tue che toccano temi importantissimi e delicatissimi.
Formati file aperti
Ma io insisto con domande provocatorie che un utente comune si pone, proprio per la mancata conoscenza di meccanismi e dinamiche. Perché LibreOffice si ostina ad usare principalmente formati differenti dagli standard Microsoft?
G: Raccolgo la tua nuova provocazione per chiarire un errore comune. LibreOffice usa un formato per codificare i propri file chiamato Open Document Format. Non è corretto parlare di “formato di LibreOffice”, perché tale famiglia di codifiche è curata da un consorzio di enti e aziende, di cui fa parte anche Microsoft, ad esempio, ma anche altri grandi nomi dell’informatica mondiale.
Molto probabilmente, però, LibreOffice è il software che meglio implementa tale formato, in quanto crede fortemente nella sua imparzialità e leggibilità da parte di chiunque, anche senza alcun software installato.
ODF è un formato standard ISO e molti governi lo hanno scelto come formato ufficiale nei propri paesi.
D: Quindi mi stai dicendo che piuttosto che salvare redistribuire documenti nei formati proprietari che obbligano ad avere uno specifico software per la gestione, dovremmo sensibilizzare gli utenti a ricorrere quanto più possibile ai formati ODF? Sia che usino Microsoft Office che LibreOffice?
G: Ma certo! Pensa che chiunque può leggere il contenuto di un file ODF anche senza avere un software di Office Automation installato. Basta avere un software che possa decomprimere i file ZIP (perché di fatto questo sono) e un qualunque editor di testo, anche flat, tipo il Blocco Note. Questa cosa ne garantisce la leggibilità nel tempo, oggi come tra un secolo.
D: Ti confesso che ho preso l’abitudine di farlo sistematicamente quando mi inviano file docx o xlsx che devo modificare e rimandare al mittente. Li rispedisco salvati nei formati aperti odt e ods.
G: Fai bene. È una premura che chiunque abbia a cuore la pluralità e l’indipendenza informatica dovrebbe avere. Nessuno ci pensa mai, ma divulgare file ODF non comporta alcun costo a chi li riceve perché può liberamente scaricare LibreOffice per aprirli e modificarli. Al più potrà essere una piccola scocciatura la prima volta. Al contrario, facendo girare formati proprietari tendi a costringere chi li riceve all’acquisto di software.
La potenza di LibreOffice Draw
G: Ti faccio un altro esempio per chiarire come LibreOffice sia preferibile ad altre soluzioni proprietarie e non solo per questioni di gratuità o principi ispiratori. Come da te citato nell’introduzione, la suite contiene un modulo chiamato Draw, col quale è possibile fare una quantità di cose sbalorditive e che non ha una controparte in altre suite più blasonate. Una funzione molto interessante, tra le altre, è quella che permette l’apertura e la modifica di file PDF.
Ma in realtà è uno strumento di disegno vettoriale e raster di incredibile potenza. Consente di creare e impaginare dal volantino al poster, al disegno architettonico o elettronico. Nessuno lo cita mai, ma secondo me fa la differenza. Con i suoi connettori permette di collegare oggetti e poi spostarli a piacimento senza perderne il collegamento. Ideale per organigrammi ma anche schemi tecnici. Infine i livelli che permettono di sovrapporre strati con oggetti di tipo differente ed accenderne o spegnerne la visualizzazione e/o la stampa a piacimento.
Più in generale LibreOffice gode del contributo di milioni di persone distribuite in tutto il pianeta. Questo fa sì, ad esempio, che nell’apposito sito extensions.libreoffice.org siano disponibili numerosi modelli (template in inglese), estensioni utilissime o gallerie di oggetti grafici che risprmiano ore ed ore di tempo per andarseli a cercare, evitando anche problemi di copyright o difformità rispetto alle versioni ufficiali.
Ancora, con LibreOffice è possibile firmare e/o criptare i documenti con l’algoritmo GPG – GNU Privacy Guard ed i suoi meccanismi di chiavi asimmetriche aderenti allo standard OpenPGP e IETF. Ed è anche possibile salvare i file direttamente sui più comuni Cloud Storage.
Anche qui ci sarebbe tanto da dire, magari in un’altra occasione, ma per ora voglio ricordare a tutti un famoso detto tra noi informatici: il cloud non esiste, esiste il computer di qualcun altro!
Contribuire
D: Gabriele, sarebbe bello continuare questa chiacchierata e mi piacerebbe che trovassimo in futuro nuove occasioni per parlare di LibreOffice ma anche di temi tanto delicati di cultura, educazione e libertà digitali. Ma per non abusare del tempo del nostro spettatore ti chiederei alcune osservazioni che ritieni di fare in chiusura.
G: In conclusione voglio fare un caloroso invito: CONTRIBUISCI!
La vita ci insegna che nei rapporti sociali è sempre bene cercare di bilanciare quanto si riceve con quanto si dà. Anche tra migliori amici o in famiglia, si cerca sempre di ricambiare un favore o un regalo. Ebbene lo stesso concetto vale per l’intera società, a livello mondiale. Senza scomodare pandemie e cambiamenti climatici, è comunque evidente che viviamo in un pianeta finito (nel senso di non infinito). Pertanto credo che quando ci si trova bene con un software Open Source, quale che sia, ma in questo caso mi riferisco a LibreOffice, sarebbe il caso di iniziare a pensare di ricambiare.
D: Ben detto! Anche io di tanto in tanto cerco di sensibilizzare chi mi segue su questo aspetto. Talvolta come ho detto in altre occasioni, all’open-source o anche a wikipedia per esempio, si chiede spesso di fornire programmi o servizi perfetti, senza tracciamento d’uso o pubblicità, al livello di quelli commerciali ma si vuole che programmatori professionisti lavorino gratis per sempre, per fare un favore agli utenti che non cacciano mai un soldino di tasca per supportarli.
G: Proprio così. Non si può sempre e solo prendere. E soprattutto non comprendo il motivo per cui le stesse persone disposte a pagare una licenza software, poi non pensino minimamente a contribuire ad un progetto che permette loro di lavorare professionalmente tutti i giorni.
Paradossalmente questo vale più per aziende e grandi compagnie, che avrebbero ben altre disponibilità economiche, grazie anche al profitto che l’uso di LibreOffice inevitabilmente porta, che per privati cittadini, che spesso una donazione, anche piccola, di denaro o tempo la fanno.
Infatti, donare anche piccoli importi permette a The Document Foundation di continuare a coordinare e far crescere il progetto. Donare (anche o solo) il proprio tempo, poi, è ancora meglio, per poter vedere con i propri occhi e somma soddisfazione i risultati concreti del proprio operato.
Le aziende, invece, potrebbero donare anch’esse dei soldi alla Fondazione, o magari acquistare servizi dalle aziende dell’ecosistema che gravita intorno a LibreOffice. Le grandi aziende, poi, potrebbero tranquillamente permettersi di pagare degli sviluppatori, interni o esterni, che possano risolvere i problemi che esse lamentano, invece di segnalarli solamente, spesso nei canali sbagliati.
Ci sono enti pubblici, anche in Italia, che stanno risparmiando milioni di euro ogni anno grazie a LibreOffice. Se anche solo impiegassero un decimo di quei soldi nel progetto, non ce ne sarebbe più per nessuno: LibreOffice potrebbe (molto più rapidamente) diventare la suite di Office Automation migliore e soprattutto libera ed europea.
D: Ti anticipo che lo scenario di cui parli, dell’adozione di software aperto e libero negli enti pubblici è già oggetto di mio interesse e indagine. Ne parlerò compiutamente, spero presto, anche in relazione ai compiti dell’Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale, per fare il punto sulla situazione dell’innovazione digitale nel nostro Paese.
G: Ci stiamo lentamente muovendo e con anni di ritardo rispetto a quanto il buon senso indicherebbe. Ma in realtà anche rispetto alle leggi: sono quasi 10 anni che l’Art. 68 del Codice di Amministrazione Digitale prescrive l’obbligo dell’uso di software libero per le Pubbliche Amministrazioni, ma poi chi fa le leggi, in Italia, è spesso il primo che non le rispetta.
I saluti
D: Gabriele, ti ringrazio nuovamente tanto per avermi dato l’opportunità di toccare temi così importanti in questo articolo. Aldilà del suo successo, spero che siamo riusciti a fornire spunti più utili e interessanti dei miei soliti tutorial e recensioni di sistemi operativi e programmi open-source. E ti ringrazio tanto anche per il prezioso aiuto che da tempo mi stai fornendo per migliorare i miei libri ed ebook già pubblicati e di prossima pubblicazione.
G: Per me è sempre un piacere collaborare con persone di buona volontà e preparate come sei te. Speriamo infatti di poter ispirare il grande pubblico a prendersi cura dei propri diritti digitali quanto tengono a tutti gli altri diritti ogni giorno.
D: Grazie Gabriele, ciao
G: Ciao è stato un piacere. Grazie e alla prossima
Conclusioni
È tutto per oggi. Come detto poc’anzi mi stimola l’idea di un nuovo filone di un nuovo ulteriore canale legati alla cultura e all’educazione sulle libertà digitali.
Fammi sapere cosa ne pensi anche con un commento. Ovviamente ti consiglio di iscriverti al mio canale e attivare le notifiche per venire informato sulle mie prossime iniziative. Ti ricordo quindi youtube.com/@alternativalinux per vedere i video già pubblicati ben organizzati, il blog alternativalinux.it, il canale Telegram e se vuoi i miei ebook su Linux che trovi su alternativalinux.it/libri.
Grazie per il tuo tempo ed il tuo interessamento a questo articolo e alla prossima.
Ciao Dario,
grazie per il tuo bellissimo articolo.
Come sempre, impeccabili!
Ciao Albano! Lunga gestazione come sai! Siamo soddisfatti però, aldilà di qualunque risultato. Sto definendo sempre meglio l’impronta che vorrei dare ad alternativalinux. A risentirci.
Ciao Dario, volevo aggiungere la mia opinione in questo interessante articolo. Sono un Tecnico di Radiologia e lavoro in un grosso Ospedale dove saranno presenti almeno 1600-1800 Computer PC, sia vecchi che nuovi, in tutta la struttura ospedaliera. Ebbene…lo standard è Microsoft Windows e Office. Anche se in pochissime segreterie ho visto anche installato illegalmente Libreoffice……ma in realtà non è più possibile installare programmi se non gestiti dalla stessa azienda ospedaliera. La TC (Tomografia Computerizzata ) funziona su piattaforma Linux, mentre la RM (Risonanza magnetica) con Windows. Ebbene, in linea generale, per quello che vedo….. Office appare utilizzato al massimo per il 20% delle sue potenzialità, perchè di fatto pochissime segretarie conoscono il manuale di Office. Io stesso uso Linux Mint e utilizzo tranquillamente Libreoffice senza pormi problemi sulla sua Interfaccia vecchia “a tendina.” Non ho mai potuto apprezzare l’interfaccia “moderna” con menu contestuale grafico di Office. Tra l’altro dobbiamo considerare i pesi dei due programmi: 300 Mega per Libreoffice e 6 Giga e oltre di Office. Per non parlare che Office ha avuto una continuità quarantennale di sviluppo professionale messo a confronto con Libreoffice che ha dovuto subire il Fork con Open Office con tanto di ripulitura del codice. Io mio chiedo che senso abbia tenere uno standard del costoso pacchetto Office nella Pubblica Amministrazione quando viene pesantemente sottoutilizzato dagli stessi operatori……..e per loro non cambierebbe nulla utilizzare Libreoffice sfruttato magari al 40% delle sue possibilità contro un 20% di quelle di Office. In altre parole si dà per scontato che il personale della Pubblica Amministrazione utilizzi Office perchè è un pacchetto professionale e più facile da utilizzare rispetto ad un anonimo pacchetto “Open Sorce”. Io stesso nella stesura di alcune riviste del mio collegio professionale non ho mai utilizzato Il Desktop Publishing integrato in Office, cioè Publisher di Microsoft, ma uno molto meno blasonato e più facile da utilizzare. Il problema è che lo standard di Microsoft ha messo le radici su tutti i computer della pubblica amministrazione e non si ha il coraggio di riformare lo standard per risparmiare anche sui costi e cambiare il magico mondo della digitalizzazione del nostro paese. Siamo aperti alle auto elettriche per problemi ambientali stravolgendo il mercato dell’auto e non vogliamo fare lo stesso anche nel campo informatico delle nostre istituzioni. Si…posso capire l’importanza dell’utilizzo di Office in ambito universitario, di ricerca, oppure a livello altamente professionale necessario anche per una garanzia della leggibilità e compatibilità di tutti i files con lo standard mondiale di Microsoft………Ma a livello dell’Italiano medio, o del professionista medio, quanti avrebbero realmente la necessità di utilizzare tutte le funzioni di Office che sono contenute in un manuale tanto spesso che sembra una bibbia?
Buona giornata e buon lavoro.
Ciao Giovanni e grazie per il resoconto del tuo punto di osservazione. Sono d’accordissimo anche sulla quantità di dati e su una mole sterminata di funzioni che tolgono immediatezza e sono sfruttate pochissimo. Il fatto non è solo questione di sensibilità di questo o quel dipendente o singolo dirigente. Microsoft è lì che presidia vertici istituzionali e ministeri e sa come risultare convincente. Oltre l’educazione ci vorrebbe la forza di dire no a certi colossi.
Esempio, anni fa il sindaco di Berlino (mi pare), decise di eliminare tutto il software MS dall’amministrazione. Gli si presentò di persona Steve Ballmer, allora CEO, per convincerlo…
Ottimo lavoro. Come sempre imparo qualcosa. Grazie.
PS. il ilnk della penultima riga (Conclusioni) mi pare non corretto.
Ciao e grazie mille! Ho corretto il link ai testi!
Ciao Dario
Contenuto come sempre validissimo, specialmente per chi si approccia al mondo FOSS.
Ho cominciato ad utilizzare OpenOffice appena dopo il fork di StarOffice e poi ho continuato con LibreOffice. Questo é stato il mio primo passo nel mondo FOSS, a cui sono stato spinto da un incredibile incompatibilità di una suite Microsoft – non MS Office ma una suite gratuita fornita allora con Windows Millennium – diventatata non più funzionante dall’oggi al domani.
Condivido completamente la logica dei formati liberi e null’altro si può dire di LibreOffice se non che é un prodotto eccellente.
Tuttavia purtroppo come utente professionale di presentazioni e fogli di calcolo non posso che ammettere con onestà la superiorità della suite office Microsoft e il fatto che sia lo standard in ambito business.
Nella mia esperienza la stessa presentazione preparata in Impress richiede dal 25 al 30% più tempo che con MS Office/365, in Calc mancano strumenti come Power Pivot ed il linguaggio di automazione richiede molto più impegno del VBA. Mi sono limitato a qualche esempio.
Un punto che ho trovato discutibile nell’intervista é relativo al risparmio in licenze derivante dall’utilizzo di LibreOffice da investire in formazione: mi pare abbastanza poco realistico, in quanto dati alla mano, i costi delle licenze sono estremamente bassi se paragonati al costo di un bravo formatore.
L’altro punto é la compatibilità: l’approccio di Gabriele é stato filosoficamente corretto ma poco pragmatico: di fatto Microsoft ha definito uno standard e non essere completamente compatibile limita pesantemente l’adozione di LibreOffice.
Certamente, per un utilizzo leggero o casalingo LibreOffice fa molto di più del necessario.
Ancora una volta complimenti per il tuo ottimo lavoro di divulgazione.
Gabriele
Ciao Gabriele, piacere risentirti e specie in questa occasione.
Concordo che non possiamo paragonare certe funzionalità di programmi free (nel duplice significato) con quelle di colossi con potere commerciale enorme. Ma credo che il tema di fondo, oltre lo spreco, sia quello di evitare c.d. lock-in di programmi come quelli Microsoft, Adobe, Autodesk…
Del resto prima Netscape, Mozilla poi, non si sono certo adeguate alle imposizioni di Internet Explorer che degli standard W3C si è sempre platealmente lavato le mani.
VBA e VB non si battono e sono forse le ragioni stesse del predominio MS.
Grazie per l’apprezzamento e per i tuoi commenti, come sempre. Spero se ne aggiungano altri in coda per stimolare ulteriori considerazioni.
Secondo me la questione è mal posta.
Paragonare i prodotti MS con “alternative Linux” è come paragonare due tipi di vacanze differenti.
Per esempio paragonare una vacanza su una nave da crociera con una vacanza in moto.
Nel primo caso ci sono tutte le comodità, non devi muovere un dito. Per contro puoi muoverti solo negli spazi previsti, incontrare solo la gente che si trova a bordo, vedere solo il mare attorno, fare solo le attività organizzate.
Nel secondo caso se piove ti bagni, se fa caldo sudi, mangi quello che trovi, dormi dove capita. In cambio non c’è nessuno che ti dice cosa fare, quando lo puoi fare e come lo devi fare.
Nel primo caso sai già tutto prima di cominciare e il risultato sarà uguale a quello di chiunque e uguale domani e dopodomani, nel secondo caso ti inventi e scopri qualcosa ogni giorno, puoi correre o puoi andare piano, puoi stare in giro una settimana o un anno.
Mi sembra ovvio che una azienda preferisca una vacanza sulla nave da crociera, proprio perché è tutto definito e organizzato, ottimizzato. Non ci sono imprevisti, non ci sono sorprese, cento, mille, diecimila persone fanno esattamente la stessa cosa nello stesso modo. Il fatto che ci sia una organizzazione che decide i confini e le proprietà della attività solleva l’azienda dalla necessità di inventarsi qualcosa, di aggiungere qualcosa.
Viceversa, il singolo che decide per se stesso può trovarsi a suo agio nella condizione “passiva” di fare cosa gli viene detto di fare, nei tempi e nei modi previsti OPPURE può decidere che l’investimento in termini di tempo ed energie, la scomodità, l’imprevisto, valgono la libertà che si ottiene in cambio. Libertà di fare cose impreviste, in tempi e modi non prestabiliti.
Un corollario è che aziende che non usano “passivamente” le tecnologie ma le inventano e le fanno, spesso si trovano nella seconda condizione, per esempio Amazon o Google non hanno convenienza ad usare software MS e invece usano tecnologie Open Source per sviluppare i propri strumenti “in house”, cosi da non sottostare a vincoli definiti da altri.
Circa gli enti pubblici, secondo me è solo una questione di motivazione e competenze. Le persone che decidono non hanno le competenze per decidere e soprattutto non hanno interesse a complicarsi la vita, dato che non fa differenza la “qualità del servizio”, il “cliente – cittadino” è costretto ad ingoiare qualsiasi cosa gli venga data e il costo finisce nel mucchio. Nella migliore delle ipotesi, perché poi c’è tutta la ovvia questione delle ruote che vengono unte in modo che girino in un senso invece che nell’altro.
In ogni caso le “alternative” non sono veramente “alternative”, sono concetti radicalmente differenti, forse opposti, che si applicano a contesti differenti.
Ciao. Interessanti e condivisibili affermazioni sulla realtà delle cose. Grazie