Alternative a YouTube per utenti e creator

YouTube domina la scena del video online, ma non è l’unica strada possibile. Sempre più spettatori e creatori di contenuti cercano alternative, spinti da esigenze di privacy, libertà creativa e modelli di business più sostenibili. Esploriamo le opzioni concrete disponibili oggi, i vantaggi che offrono e i compromessi che ciascuna comporta.

Alternative a YouTube... esiste altro di valido?

YouTube è oggi sinonimo di video online. È la piattaforma su cui milioni di persone si informano, si intrattengono e in molti casi, lavorano. Nato nel 2005 e acquistato da Google l’anno successivo, YouTube ha letteralmente cambiato il modo in cui consumiamo contenuti, al punto che oggi sembra impossibile immaginare un’alternativa realmente competitiva.

Guarda il video sulle Alternative a YouTube
Guarda il video su YouTube

Eppure, sempre più persone, sia spettatori che creatori di contenuti, iniziano a guardarsi intorno, alla ricerca di soluzioni diverse.

Alcuni lo fanno per motivi legati alla privacy, altri per sfuggire a un algoritmo sempre più impenetrabile, altri ancora perché non si riconoscono più nel modello pubblicitario dominante, o perché si vedono penalizzati nel tentativo di monetizzare i propri contenuti.

In questo articolo cercheremo di capire meglio come siamo arrivati a questo punto, quali sono le problematiche più evidenti di YouTube e soprattutto quali alternative esistono, non tanto come semplici cloni, ma come modelli differenti di distribuzione video, con pregi, limiti e comunità proprie.

YouTube oggi: numeri da capogiro e problemi sempre più visibili

Per capire perché si parli oggi di alternative, dobbiamo prima guardare da vicino la realtà attuale di YouTube. La piattaforma è gigantesca:

  • Nel 2025, YouTube ha registrato circa 2,7 miliardi di utenti attivi mensili
  • Ogni minuto vengono caricate oltre 500 ore di video.
  • Viene visualizzato oltre 1 miliardo di ore di video ogni giorno, e la durata media di fruizione per visita è di circa 30 minuti .
  • YouTube ha generato circa 36,1 miliardi di dollari di ricavi pubblicitari nel 2024, con una crescita del +14,6% rispetto al 2023
  • Per Alphabet (casa madre di Google e YouTube), l’advertising rappresenta circa l’86% dei ricavi totali .
  • È il secondo sito più visitato al mondo, dopo Google.

globalmediainsight.com/blog/youtube-users-statistics/

Insegna negli uffici di YouTube
Insegna negli uffici di YouTube

Con questi numeri, YouTube non è solo una piattaforma, ma un ecosistema globale che ingloba informazione, intrattenimento, pubblicità, educazione e politica. È usato da singoli utenti, aziende, istituzioni, governi, scuole.

Ma proprio questa dimensione enorme e centralizzata ha portato negli anni ad alcune distorsioni evidenti.

Il ruolo dell’algoritmo: decidere cosa è visibile (e cosa no)

YouTube basa gran parte del suo funzionamento su un algoritmo che decide cosa proporre, cosa promuovere e, di fatto, quali contenuti hanno possibilità di emergere.

Questo algoritmo pare privilegiare: video lunghi e ad alto tasso di coinvolgimento, canali che pubblicano con costanza e frequenza e contenuti “sicuri per gli inserzionisti”, con linguaggio neutro e privo di temi sensibili.

Il risultato? Molti piccoli creatori o chi tratta temi di nicchia si ritrovano penalizzati, o addirittura demonetizzati. Non per violazioni gravi, ma perché il contenuto non è “adatto” a sostenere pubblicità.

Un modello basato sulla pubblicità

YouTube è gratuito per chi guarda, ma non per questo è neutrale. Il modello è basato sulla vendita di attenzione: più tempo passi sulla piattaforma, più pubblicità ti vengono mostrate.

Negli ultimi anni gli annunci sono diventati più invasivi (doppio spot iniziale, spot a metà, banner). Alcuni video sono praticamente invisibili senza login, soprattutto su mobile. Gli utenti paganti (con YouTube Premium) restano una minoranza.

Anche i creator, se vogliono monetizzare, dipendono dal sistema pubblicitario interno, che può cambiare regole da un giorno all'altro.

Privacy, controllo e concentrazione del potere

Infine, c’è un tema che sta a cuore a molti: la centralizzazione. YouTube è di fatto controllato interamente da Google, che può decidere cosa rimuovere, anche senza spiegazioni chiare; come modificare il sistema di raccomandazioni; se e come mostrare determinati canali nei risultati di ricerca.

Per chi ha a cuore la libertà di espressione, la sovranità tecnologica o la privacy, tutto questo rappresenta un limite, e spesso un motivo valido per cercare altrove.

Perché cercare alternative a YouTube?

YouTube ha rivoluzionato il mondo del video, ma ha anche accentuato il potere di pochi attori del web. Alcuni creatori di contenuti lamentano demonetizzazioni arbitrarie, altri temono la dipendenza da un’unica piattaforma. Gli spettatori, dal canto loro, iniziano a interrogarsi sulla quantità di dati raccolti ad ogni visualizzazione.

Le alternative nascono da queste esigenze: maggiore controllo, meno pubblicità, o semplicemente un diverso modo di concepire la condivisione video.

Modelli alternativi di business e distribuzione

Una parte importante del discorso riguarda non solo le piattaforme alternative, ma i modelli su cui si basano. YouTube ha definito uno standard: l’utente guarda contenuti gratuitamente in cambio di pubblicità, e il creatore guadagna una percentuale di quegli introiti – se rispetta le regole del programma partner.

Ma non tutte le alternative seguono questo schema. Anzi, molte nascono proprio in opposizione a questa logica.

Monetizzazione: non solo pubblicità

Alcune piattaforme alternative mantengono la pubblicità come fonte di reddito, ma in modo diverso:

  • Rumble, ad esempio, punta su un pubblico interessato a contenuti alternativi ai media tradizionali, offrendo agli autori una monetizzazione simile a quella di YouTube, ma con regole diverse.
  • Odysee, che si basa sulla blockchain LBRY, utilizza un sistema di gettoni (LBC) con cui gli utenti possono supportare i creator anche direttamente.

Altre piattaforme, invece, rifiutano del tutto la pubblicità, preferendo donazioni dirette (tramite Patreon o simili), sostegno da parte di fondazioni o enti pubblici, oppure modelli cooperativi, dove le istanze sono gestite da comunità (es. PeerTube).

Questi modelli si basano spesso su un rapporto più diretto tra chi crea e chi guarda, riducendo gli intermediari.

Centralizzazione o federazione?

Un altro tema chiave è la struttura tecnica e organizzativa delle piattaforme.

Piattaforme come Vimeo o Dailymotion sono centralizzate, come YouTube: c’è un unico server, un’unica azienda, un’unica interfaccia.

Al contrario, progetti come PeerTube sono federati: ogni istanza può decidere se collegarsi o meno alle altre, cosa ospitare, come moderare. Non c’è un "centro" che controlla tutto.

Odysee/LBRY introduce un altro modello ancora: sfrutta una rete peer-to-peer e registra su blockchain i contenuti, rendendo di fatto impossibile la censura centralizzata.

Questo significa che chi cerca maggior controllo sui propri contenuti, o vuole pubblicare senza temere rimozioni arbitrarie, può trovare in queste soluzioni una vera alternativa, anche se a volte a scapito della visibilità immediata.

Alternative a YouTube: una panoramica ragionata

Entriamo ora nel cuore della questione. Esistono davvero alternative praticabili a YouTube? La risposta breve è: dipende da cosa cerchi. YouTube ha un pubblico immenso, ma non è l’unico modo per condividere o guardare video online. In questa sezione ti propongo alcune alternative concrete, ciascuna con i propri punti di forza e limiti. Alcune puntano sulla qualità professionale, altre sulla libertà di espressione, altre ancora sulla decentralizzazione e sul rispetto della privacy.

Anziché fare un semplice elenco, proviamo infatti a classificare le principali piattaforme in base a modello, filosofia e target d’uso.

Modalità alternative per fruire dei contenuti YouTube

Se il tuo interesse è vedere i contenuti di YouTube senza essere tracciato, esistono strumenti validi, anche se non sono piattaforme alternative vere e proprie. Non li cito nel video per motivi legati alla partnership con YouTube, ma qui posso elencarli.

NewPipe

Una app Android open source che permette di guardare video YouTube senza pubblicità, senza tracciamento e senza account Google.
🔗 Sito ufficiale di NewPipe

FreeTube

È un client desktop multipiattaforma per visualizzare video YouTube con interfaccia simile a quella originale, ma senza inviare dati a Google.
🔗 Sito ufficiale di FreeTube

Piped

Interfaccia web che consente di cercare e guardare video YouTube in modo completamente anonimo. Supporta anche la riproduzione su dispositivi leggeri.
🔗 Sito ufficiale di Piped

Video Download helper Firefox add-on

Concludo segnalando un add-on per Firefox che permette di scaricare video da YouTube e tantissime altre piattaforme. Dwhelper permette di farlo con un click durante la visualizzazione e persino di scegliere il formato desiderato.

Tale plugin è disponibile sia tra gli add-on di Firefox che nel Chrome Web Store. Ma in quest'ultimo Google ha preteso dall'autore che rimuovesse le funzionalità di scaricamento da YouTube. Ecco perché dwhelper è utilissimo con Firefox, Waterfox, LibreWolf, Floorp e tutti gli altri borwser basati su Firefox.

🔗 Dwhelper Firefox Add-on

Grayjay: un aggregatore che mette l’utente al centro

Logo di GrayJay

Grayjay l'ho scoperta grazie al commento che mi ha lasciato a fine articolo Guido. Un piacere conoscerla ed aggiornare il post perché pare molto interessante!
È un’applicazione multipiattaforma open-source (per Android e desktop, anche per Linux) che permette di seguire i creatori, non le piattaforme. Funziona come un aggregatore: puoi importare canali da YouTube, Twitch, PeerTube, Odysee e altre fonti tramite un sistema a plugin, e ricevere tutti i video in un unico feed personalizzato.

L’obiettivo è offrire un’esperienza senza pubblicità invasive, con cronologia, playlist e consigli gestiti esclusivamente in locale, per garantire il massimo rispetto della privacy. Grayjay non è una piattaforma che ospita contenuti: resta un player e aggregatore che conserva il controllo all’utente.

🔗 Sito ufficiale di Grayjay
🔗 GrayJay in Flatpak su Flathub

Piattaforme centralizzate, ma “diverse” da YouTube

Se per te non è un problema la centralizzazione ovvero la dipendenza della piattaforma da un'unica azienda e vuoi solo che non sia YouTube o di proprietà di Google, ci sono alcune soluzioni popolari che meritano di essere citate.

Vimeo

Logo di Vimeo

Cominciamo da una piattaforma che esiste da ancora prima della popolarità globale di YouTube: Vimeo.

Negli anni, Vimeo si è affermata come uno spazio dedicato soprattutto ai professionisti del video, registi, agenzie creative e chi lavora con un occhio attento alla qualità.

L’ambiente è molto curato, senza pubblicità invasive, con strumenti avanzati per la gestione di contenuti e statistiche. Non è pensata per diventare virali, ma piuttosto per mostrare il proprio lavoro nel modo migliore possibile.

La monetizzazione è possibile solo con la sottoscrizione di piani a pagamento e gli account gratuiti sono limitati in spazio e funzionalità ma resta una scelta perfetta per chi vuole mostrare un portfolio video senza passare per l’estetica o le regole commerciali di YouTube.

🔗 Sito ufficiale di Vimeo

Dailymotion

Logo di Dailymotion

Poi c’è Dailymotion, nome che suonerà familiare a chi navigava sul web già negli anni 2000.

È una piattaforma europea, con una forte presenza in Francia, che ha mantenuto una struttura simile a quella di YouTube, ma su scala decisamente più ridotta.

Sebbene oggi abbia perso terreno rispetto al gigante americano, rimane una valida alternativa per chi cerca un’esperienza simile a quella di YouTube ma meno sovraccarica di contenuti e con un diverso modello di gestione.

Lo spettatore gode di livelli di privacy superiori e la piattaforma consente possibilità di monetizzazione anche in mancanza di strumenti avanzati per i creator quali quelli di YouTube.

🔗 Sito ufficiale di Dailymotion

Twitch

Logo di Twitch

C’è poi un nome che ricorre spesso quando si parla di alternative a YouTube, anche se nasce con uno spirito diverso: Twitch.

La piattaforma, oggi di proprietà di Amazon, è nata per il live streaming legato ai videogiochi, ma si è progressivamente allargata a tanti altri ambiti: chiacchiere, tecnologia, musica, cucina… È pensata per la diretta, con un’interazione continua tra creator e pubblico, ed è in questo che si distingue da YouTube.

Meno contenuti registrati e montati, più immediatezza e spontaneità. Ma nonostante la sua natura live, molti creator hanno abbandonato YouTube in favore di Twitch, attirando community fedeli e monetizzando in modi diversi.

Twitch resta comunque una piattaforma centralizzata, con un controllo editoriale e commerciale forte da parte di Amazon. Anche qui la moderazione è intensa, le regole sono rigide e l’algoritmo è spesso imperscrutabile.

Non è insomma un’alternativa libera o decentralizzata come può esserlo PeerTube, ma è sicuramente un’alternativa concreta per chi crea contenuti e cerca un modello differente, in cui l’interazione diretta con il pubblico è al centro dell’esperienza.

🔗 Sito ufficiale di Twitch

OnlyFans

Logo di OnlyFans

OnlyFans è una piattaforma di contenuti a pagamento in abbonamento, dove i creatori possono ricevere un compenso diretto dagli utenti che scelgono di seguirli. Il sistema si basa su un modello di disintermediazione: non ci sono pubblicità né algoritmi di promozione, ma un rapporto diretto tra chi produce contenuti e chi li consuma.

Originariamente lanciata come strumento per tutti i tipi di creatori digitali, OnlyFans ha avuto grande visibilità per l’uso nel settore dell’intrattenimento per adulti. Tuttavia, viene utilizzata anche da artisti, personal trainer, chef e divulgatori per offrire contenuti esclusivi a pagamento.

La piattaforma consente la pubblicazione di materiali testuali, fotografici e video, accessibili dietro abbonamento mensile o pagamento singolo. I creatori mantengono il controllo dei propri contenuti, e OnlyFans trattiene una percentuale sulle entrate.

OnlyFans si distingue per un modello economico incentrato sul sostegno diretto, senza pubblicità né sponsorizzazioni, e rappresenta un’alternativa interessante per chi cerca indipendenza finanziaria, pur con una visibilità più limitata rispetto alle grandi piattaforme gratuite.

Va anche detto che OnlyFans resta una piattaforma centralizzata. I contenuti sono sottoposti a moderazione e la piattaforma può decidere di rimuovere account o materiali. Questo significa che, pur non avendo un algoritmo di raccomandazione come quello di YouTube, OnlyFans non è affatto una piattaforma "libera" in senso assoluto: i contenuti sono soggetti a rimozione, i profili possono essere sospesi e, come spesso accade con le piattaforme centralizzate, non c’è reale possibilità di "migrare" altrove i propri follower o materiali.

🔗 Sito ufficiale di OnlyFans

Rumble

Logo di Rumble

Negli ultimi anni, è salita alla ribalta Rumble, una piattaforma che si è presentata come alternativa libera da censure, in particolare accogliendo quei creator che si sentivano penalizzati dalle politiche di moderazione di YouTube. Rumble ha attratto una base di utenti molto attiva, in particolare in ambito politico, ma anche in altri settori.

Rumble è infatti usata anche da media indipendenti o commentatori fuori dal mainstream perché non prevede alcuna censura algoritmica.

Offre meccanismi di monetizzazione abbastanza semplici e accessibili, anche se l’ambiente tende ad avere una forte connotazione ideologica. È quindi una scelta che può funzionare per alcuni tipi di contenuto, ma non è detto che sia adatta a tutti.

🔗 Sito ufficiale di Rumble

Waveful

logo di Waveful

Waveful è un’app mobile pensata per unire creazione e community in un’unico spazio: sia foto, video, audio, e testi sono ben supportati, assieme a vere e proprie “community tematiche” chiamate Tsunami. un’interfaccia chiara e gradevole, badge di riconoscimento e un sistema di monetizzazione che lo distingue dai social classici.

Con un account Waveful scegli uno o più Tsunami – aree condivise da utenti con interessi simili – e puoi caricare contenuti sul tuo profilo personale oppure direttamente nella community di interesse .

Il modello di business è interessante: Waveful condivide il 50 % dei ricavi pubblicitari con i creator, che guadagnano anche grazie ai Superlikes (un like “potenziato” con valore economico), e offre anche un abbonamento Premium.

Waveful si posiziona a metà tra Instagram/TikTok e piattaforme di contenuti premium: offre comunità tematiche, sostegno economico diretto e strumenti per il live streaming . Non è una piattaforma video decentralizzata, ma punta su una gestione centralizzata con un mix tra social e monetizzazione condivisa.

🔗 Sito ufficiale di Waveful

Piattaforme decentralizzate o federate

A differenza delle piattaforme centralizzate, dove tutto passa da un’unica azienda che controlla i server, i contenuti e le regole, le piattaforme decentralizzate funzionano in modo distribuito. Significa che non esiste un solo centro di controllo, ma una rete di nodi indipendenti o utenti che ospitano e gestiscono i contenuti.

Questo approccio può offrire maggiore libertà, resilienza alla censura e un modello più vicino allo spirito originario del web, ma comporta anche sfide diverse, come la moderazione distribuita e la frammentazione dell’esperienza utente.

Odysee / LBRY

Logo di Odysee

Un progetto decisamente più radicale è Odysee, che si basa su un protocollo chiamato LBRY. Qui ci troviamo davanti a una vera decentralizzazione: i video non vengono ospitati su un server centrale, ma distribuiti attraverso una rete peer-to-peer, e sono immutabili.

Una volta pubblicato un contenuto su LBRY, non è più possibile rimuoverlo definitivamente, nemmeno da parte dell’autore. È un approccio affascinante per chi cerca massima libertà e resistenza alla censura, ma comporta anche grandi responsabilità.

L’interfaccia di Odysee, che è la versione “facilitata” del protocollo, rende il tutto più accessibile a un pubblico generico. C’è anche una funzione per sincronizzare automaticamente i video da YouTube, il che rende più facile fare una transizione senza partire da zero.

🔗 Sito ufficiale di Odysee
🔗 Sito ufficiale del protocollo LBRY

PeerTube

Logo di Peertube

Infine, vale la pena citare PeerTube, un progetto open source nato in Europa, che propone un’alternativa completamente federata. PeerTube non è un sito centralizzato, ma una rete di server indipendenti, ognuno dei quali può ospitare video e interagire con altri. È una visione del web molto più simile a quella originale: distribuita, cooperativa, non controllata da una singola entità.

Naturalmente, questo approccio ha i suoi limiti: non c’è una “home page universale”, e la scoperta dei contenuti può essere più complicata. Ma per comunità locali, tematiche, o gruppi che vogliono condividere video in autonomia, è un’alternativa potente e sostenibile.

Una precisazione va fatta però: proprio perché decentralizzata, PeerTube non ha un unico controllo editoriale. Ogni nodo della rete – chiamato "istanza" – ha le proprie regole, i propri moderatori e i propri criteri di accesso.

Questo garantisce una grande libertà, ma può anche portare a un fenomeno particolare: alcune istanze possono raccogliere contenuti polarizzati, o diventare rifugio per video che altrove verrebbero rimossi per violazione delle policy. Non è un problema intrinseco della tecnologia, ma del modo in cui viene utilizzata. Sta agli utenti – spettatori o creator – scegliere istanze affidabili, con una linea editoriale chiara, trasparente, coerente con i propri valori.

🔗 Sito ufficiale di PeerTube

Conclusione

In definitiva, YouTube resta al centro dell’universo video online, ma non è l’unica stella nel cielo. Esistono alternative valide, ciascuna con il proprio approccio, i propri limiti, e le proprie opportunità. La scelta di provarne una dipende da ciò che cerchiamo: più controllo? Più privacy? Più qualità? Più libertà?

Alcune puntano alla decentralizzazione, altre alla qualità o alla privacy. Non tutte sono perfette, ma tutte contribuiscono a un ecosistema video più vario e, in certi casi, più libero.

Sia che tu sia un creator in cerca di indipendenza, sia uno spettatore curioso di proteggere la tua privacy, oggi hai possibilità concrete. E forse il punto non è abbandonare YouTube, ma affiancarlo con nuove strade, più consapevoli e libere da logiche monopolistiche.

E forse non si tratta nemmeno di abbandonare del tutto YouTube, ma di integrare il nostro modo di produrre e consumare video. Esplorare altre piattaforme è anche un modo per sostenere un web più aperto, più diversificato, e meno dipendente dai grandi monopoli.

Grazie per l’attenzione, e alla prossima!

Diffondi la conoscenza!

7 commenti su “Alternative a YouTube per utenti e creator”

  1. Ho provato molte estensioni di firefox per eludere la pubblicita’ su youtube ma trovo che nessuna sia davvero soddisfacente (almeno nel mio caso).
    Ho risolto tale problema utilizzando brave. come browser non mi fa impazzire, lo trovo si’ completo ma un po’ macchinoso, poco intuitivo, pero’ devo dire che ti evita moltissime inserzioni pubblicitarie e anche la seccatura dei cookie (che io rifiuto sempre, se possibile).
    La versione per cellulare funziona un po’ meno bene, in quanto, se si sospende la visione di un video, lo fa spesso ripartire da un punto molto precedente, a meno che non lo si riapra entro pochi minuti.
    Purtroppo prime video non ne consente l’utilizzo e non escludo che anche netflix e altre piattaforme possano comportare impedimenti o almeno limitazioni.

    Rispondi
      • Gentie Dario
        avevo provato adblock due o tre mesi fa ma non mi aveva pienamente soddisfatto. Comunque ho seguito il tuo consiglio e l’ho reinstallato per un uovo tentativo.
        Le prestazioni sembrano migliorate ma qualche inserzione scappa sempre: buono ma non infallibile. Devo riconoscere che Brave, nonostante qualche aspetto che apprezzo poco, e’ imbattibile su youtube.
        Tuttavia non ho disinstallato l’estensione, voglio provare a vedere come si comportera’ se messa a dura prova per un periodo piu’ lungo, forse con i prossimi aggiornamenti potremmo vedere una maggiore affidabilita’.
        Ti ringrazio in ogni caso per il consiglio e soprattutto per i tuoi video (che guardo sempre con grande interesse)

        Rispondi
  2. Dario, grazie mille per tutta la tua attivita’ di informazione, davvero preziosa e soprattutto esaustiva.
    Ti segnalo a proposito una app Anroid favolosa, di cui forse non sei ancora a conoscenza.
    Ne sono venuto a conoscenza da Louis Rossman (https://www.youtube.com/channel/UCl2mFZoRqjw_ELax4Yisf6w), youtuber molto attivo nel campo open source.
    La app si chama Grayjay (https://grayjay.app/) ed e’ un fantastico aggregatore di video multipiattaforma, senza pubblicita’.
    Lo stesso Rossmann e’ stato coinvolto nella progettazione/produzione dell’app.

    Rispondi
    • Grazie infinite a te Guido! Non conoscevo la app e penso che meriti una prova e di essere integrata tra quelle che permettono di aggirare i limiti della piattaforma!

      Rispondi

Lascia un commento